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Fillon, il conservatore ultraliberista

Non è un uomo nuovo: non per l’età, ha 62 anni, nella media dei candidati di destra alla presidenza. E ancor meno per biografia. Non viene dalla famigerata società civile, non è un arrembante imprenditore né un combattivo attivista.

François Fillon è un politico di lungo corso. Eletto deputato per la prima volta a 28 anni addiritura nel 1992; è stato di seguito sindaco, presidente di Provincia e di Regione. Più volte ministro sotto Chirac, prima negli anni Novanta poi tra il 2002 e il 2005, per finire primo ministro di Sarkozy per tutti i cinque anni del mandato presidenziale tra il 2007 e il 2012.

Un politico di professione dunque, ma un politico, per così dire, all’antica, un politico anomalo ai tempi della politica da salotto, da palcoscenico o ancora da avan-spettacolo. Fillon viene da immaginarlo in bianco e nero. Al posto del carisma, sempre a rischio d’istrionismo, Fillon offre sobrietà e serietà. Un uomo onesto e un uomo probo, come cantava il poeta, che alla collera degli arrabiati neopopulisti oppone il lucido pessimismo dei conservatori.

Uomo di rigore, Fillon ha il merito, secondo il direttore di Le Figaro, di intendere la domanda del cuore dell’elettorato della destra: più liberista in economia e più conservatore su valori e regole. L’uomo della rivoluzione conservatrice, l’argine reazionario all’onda nazional-populista targata Marine Le Pen. Incarnazione di una destra provinciale piuttosto che cosmopolita; cattolica piuttosto che laica e multiculturale. Una destra “della terra” o, come si dice in Francia, del terroir, più patrimoniale che mercantile, piu patriarcale che tecnocratica.

Conservatore, fin quasi reazionario il profilo, radicalmente liberista la sostanza. Fillon promette quell’adeguamento ai precetti neoliberali che la tradizione gollista della destra francese ha sempre ostacolato. Non è un caso che Fillon prometta di smontare il modello sociale francese dopo aver eliminato alle primarie i due eredi di Chirac che sono Sarkozy e Juppé. Vinta la battaglia ideologica a destra, resta da convincere il resto della Francia che non è tutta cattolica, di provincia, bianca, borghese e di una certa età.

  • Autore articolo
    Francesco Giorgini
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    Sessantotto lavoratori e lavoratrici della ristorazione licenziati. Grandi Stazioni Retail ha deciso di non rinnovare il contratto d’affitto con Sarf, la società che da anni gestisce alcuni esercizi commerciali negli spazi della stazione Centrale di Milano. Da qui l’annuncio dei licenziamenti. I sindacati hanno indetto la prima di una serie di giornate di sciopero e oggi hanno fatto un presidio in piazza Duca d’Aosta, vicino all’ingresso della stazione. Abbiamo intervistato Valeria Cardamuro, segretaria della Uiltucs Lombardia.

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