Centosedici donne ammazzate dall’inizio dell’anno. Per ognuna di loro, altre decine subiscono violenza fisica o sessuale, per ognuna di queste ultime centinaia di altre subiscono stalking, molestie, violenza economica e sul lavoro. La violenza di genere non è un’emergenza, ma un fenomeno strutturale, diffuso e radicato. Non è compiuta da uomini svantaggiati, o in preda a raptus, o folli di gelosia. Le parti lese non sono certe donne, quelle “per male”, ma può accadere e accade a tutte.
Che fare? Andare all’origine. La violenza di genere proviene dalla cultura di prevaricazione e sottomissione che determina una situazione per cui metà della popolazione è discriminata. Occorre far crescere persone libere dai modelli che ingabbiano uomini e donne in ruoli precisi e opprimenti. Costruire relazioni d’amore e di rispetto. E accettarne eventualmente la fine. Lavorare su se stessi per riconoscere i privilegi, gli stereotipi e decostruirli. Studiare. E’ un lavoro culturale.
Chiedere alle istituzioni di intervenire non solo sull’emergenza e di finanziare adeguatamente i centri antiviolenza che lavorano sul danno che già c’è, oggi. Lavorare sul futuro, decidere di investire sull’educazione a scuola per combattare il problema alla radice, prima che si riproduca ancora una volta domani.