“Io venivo dal Sud Africa dell’Apartheid, l’Italia per me ha rappresentato la possibilità di confrontarmi con il mondo”.
Da Città del Capo, dove vive e fa il nonno godendosi i due Oceani che bagnano la città, Marcello Fiasconaro riavvolge il nastro.
Lo fa in occasione del test match di rugby tra Italia e Sud Africa, i suoi due Paesi, clamorosamente vinto dagli azzurri 20 a 18. Perché Marcello Fiasconaro, figlio di un musicista siciliano deportato a Pretoria, con la palla ovale ci è nato.
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Ha giocato a rugby prima di trasferirsi in Italia e diventare grande in maglia azzurra nella velocità e nel mezzofondo. Furono anni di successi a livello internazionale, di medaglie continentali e record, che lo costrinsero a abbandonare l’amata disciplina. Il primato più bello di tutti, quello sugli 800 metri ottenuto all’Arena di Milano nel 1973, resiste ancora come miglior tempo italiano.
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Abbandonata la pista Fiasconaro, famoso e amato per il suo look anticonvenzionale e la sua simpatia, è tornato al rugby. In Italia giocò con il Cus Milano, realizzando 8 mete in cinque gare.
“Bei ricordi, ora purtroppo ho avuto un’operazione a un’anca e non posso più giocare”, racconta.
Riascolta l’intervista a Olio di Canfora