Tutti gli occhi puntati in questi giorni sul boschetto della droga a Rogoredo, ma il grosso delle dipendenze a Milano riguarda sostanze legali. Alcol in primis, seguito dai farmaci: antidepressivi e antidolorifici. Quasi sempre acquistati senza ricetta o con ricette false. L’indagine è stata condotta nel 2015 dalla Ats (ex Asl) attraverso tremila questionari anonimi sottoposti a milanesi di età compresa tra i 15 e i 65 anni.
Dal campione si ricava che almeno 30mila persone assumono farmaci antidolorifici, anche a base di oppiacei (per la terapia del dolore), e benzodiazepine senza prescrizione. I dati raccolti dall’azienda ospedaliera ci dicono che l’1,5 per cento dei milanesi prende antidolorifici senza ricetta e che il 4,1 per cento fa lo stesso con gli antidepressivi.
“Ci siamo accorti che le dipendenze da sostanze legali superano quelle da sostanze illegali e soprattutto che l’abuso delle sostanze legali è un fenomeno davvero importante”, spiega Riccardo Gatti, direttore del dipartimento dipendenze dell’Ats (ex Asl) di Milano. “Siamo preoccupati perché si tratta di persone che assumono queste sostanze al di fuori del controllo medico: spesso procurandosele con ricette false, oppure perché le trovano in casa, oppure perché continuano a farne uso anche quando il medico smette di prescriverle. Queste persone si stanno avviando verso una dipendenza, cioè si mettono in una situazione di rischio senza motivo”.
Per quanto riguarda l’abuso di alcol, il 27 per cento dei milanesi sotto i 34 anni si ubriaca almeno una volta al mese. “Se consideriamo gli interventi di Pronto Soccorso negli ospedali cittadini, circa settemila/ottomila casi all’anno sono emergenze legate all’alcol“, spiega ancora Riccardo Gatti.
“Tutte queste situazioni meritano un’attenzione maggiore di quella che abbiamo dedicato fino a oggi”, conclude Gatti. “Anche perché queste situazioni a rischio sono quelle su cui più puntano i mercati sia del legale che dell’illegale, perché è lì che si guadagna di più. Sul tossicodipendente e sull’alcolista, sulla persona rovinata, ormai non si guadagna più niente”.
Ascolta qui l’intervista di Silvia Giacomini a Riccardo Gatti