Non esiste alcuna emergenza sicurezza a Milano.
Gli ultimi dati forniti dalla Questura di Milano, aggiornati al mese di aprile 2016, indicano una diminuzione dell’8,14 per cento dei reati rispetto all’anno precedente. In particolare, gli omicidi sono calati del 54,3 per cento passando da 35 a 16; le lesioni colpose sono diminuite del 4,42 per cento; i furti del 9,75 per cento; le rapine del 12,50 per cento; le estorsioni del 9,18 per cento.
E’ bene ricordarlo nel giorno in cui il Ministro dell’Interno è andato nella città più importante d’Italia a dire che arriveranno altri 150 militari “per la sicurezza” e che non verranno più accolti profughi e richiedenti asilo.
Due episodi di cronaca nera, un omicidio in piazzale Loreto per cui si indaga negli ambienti della droga e una rissa tra bande finita con due ragazzi accoltellati la scorsa notte -uno in maniera leggera e un altro in modo più serio- hanno eccitato i media che hanno sparato le notizie in prima pagina enfatizzando la portata dei fatti.
Forse a caccia di audience, forse pensando di interpretare un clima, molti giornali e televisioni hanno dato di Milano, e delle sue periferie in particolare, una rappresentazione che ha poco a che fare con la realtà.
Il sindaco, Giuseppe Sala ha affermato di non voler lasciare alla destra il tema della sicurezza; l’amministrazione comunale ha spiegato che i militari trasferiti da Milano e dislocati a Roma in occasione del Giubileo potrebbero tornare nel capoluogo lombardo.
Sala è favorevole alla presenza dei militari ma ha detto anche che il tema della sicurezza “non è il punto centrale della città”. Eppure le sue parole all’indomani dell’omicidio di piazzale Loreto sono state forzate e hanno generato altri titoli a tutta pagina.
Il 4 dicembre si vota, dopo la Brexit e l’elezione di Trump negli Stati Uniti i temi e i comportamenti populistici hanno presa sugli elettori, lo stesso Renzi non rinuncia a sfruttarli.
Ma ci manca solo che, a due settimane dal referendum, a Milano monti una campagna securitaria.
Milano è la città di Sala, sindaco vicino a Renzi ed è allo stesso tempo la città dove le elezioni le ha vinte un centrosinistra rimasto unito mentre altrove era diviso; ed è la città di Pisapia il quale afferma che, indipendentemente da come finirà il referendum, dal 5 dicembre occorrerà lavorare per costruire ponti tra le sinistre e il Pd a livello nazionale.
In molti sarebbero interessati a trarre vantaggio da un clima da emergenza. In primis le destre che sono imprenditrici della paura e trovano consensi alimentando la percezione di insicurezza e pericolo.