C’è qualcosa di strano in questi giorni nell’aria di Chicago. Qui, dopo la vittoria alle World Series dei locali Cubs di baseball dopo 108 anni, una settimana fa la nazionale irlandese di rugby ha sconfitto la Nuova Zelanda in un match amichevole. L’astinenza in questo caso era ancora più lunga, anzi eterna: 111 anni senza una vittoria per gli europei.
Non ne sarà felice l’Italia, che sabato pomeriggio a Roma ospita i campioni del mondo in carica. Gli All Blacks, la cui striscia di successi è stata interrotta a quota 18, raramente si sono concessi due passi falsi in fila nella propria storia. Una selezione giovane e in ricostruzione come quella azzurra rischia di trovarsi di fronte un leone ferito, dunque ancora più pericoloso.
Questo il commento di Antonio Raimondi, che sarà in diretta con il racconto della sfida del 12 novembre dalle 14.15 su Dmax.
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Sarà in ogni caso un grande spettacolo. Anzitutto di pubblico, come ogni volta che gli All Blacks giungono in Italia. Perchè la Nuova Zelanda non è solo la squadra più forte del mondo, ma va oltre l’aspetto sportivo. L’haka prima delle partite in mezzo al campo piuttosto che figure come quelle di Jonah Lomu hanno contribuito a fare divenire leggenda questa squadra.
Tanto da affascinare l’ex giocatore professionista Pierflavio Donati che, assieme alla moglie, ha deciso di trasferirsi nell’altro emisfero.
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Il legame tra gli All Blacks e l’Italia è forte da sempre. Rappresentato al meglio da uno come Aaron Persico, nato dall’altra parte del mondo e poi divenuto giocatore azzurro.
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A fare divenire un mito quelle casacche tutte tinte di nero anche il mix culturale e etnico di chi le indossa. Fatto di figli di coloni e aborigini. Un ruolo fondamentale hanno gli eredi della tradizione Maori. Uno di loro vive oggi in Italia, a Dalmine, dove allena la locale squadra di rugby.
John Akurangi è stato ospite di Olio di Canfora.