“Devo essere più forte del terremoto”. Enrico Foglietti ha un’azienda agricola a Norcia e non ha nessuna intenzione di cedere, abbandonando le terre e l’allevamento suino che possiede con la famiglia da tanti anni, trasferendosi sulla costa. Vuole rimanere nella sua zona e per ora riesce a farlo, lui e la moglie, dormendo in una roulotte vicino alla sua azienda, un mezzo che gli hanno regalato delle persone, sconosciute fino a pochi giorni fa. E’ una ditta di Reggio Emilia, che ha vissuto il terremoto nel 2012 e sa che bisogna fare presto e rimboccarsi le maniche per ricominciare subito.
E così Enrico, insieme a tante altre aziende e negozianti della zona, sta facendo il possibile per ripulire e rimettere in piedi l’attività. In questo caso si tratta di un laboratorio per la produzione di marmellate, ha anche un allevamento di maiali, che ora ha dovuto spostare dal bosco perché gli animali non hanno più l’acqua a cui abbeverarsi.
I quattro figli sono distribuiti da diversi parenti nella provincia, e per ora non hanno ancora ripreso la scuola. Si attendono notizie.
E qualche novità per loro arriva dal decreto del governo. Sono stati assegnati dei fondi per riprendere la produzione immediata di salumi e formaggi, 11 milioni per gli allevatori colpiti, con uno stanziamento di 400 euro per capo bovino, che porterebbe a ottomila euro per un’azienda con 20 animali. Ricominciare subito vuol dire rimettere in attività un’economia che è fatta anche di vendita al dettaglio, di turismo, di agriturismo che in Umbria rappresenta il 33% del totale di tutta Italia.
Le scosse mettono a rischio un sistema che, secondo la Coldiretti, offre lavoro, solo nella fase di produzione agroalimentare ad almeno diecimila persone, si contano tremila aziende agricole nei comuni delle Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo colpiti dal terremoto, con oltre centomila animali tra mucche, pecore e maiali.
Ma a rischio ci sono specialità tipiche di vario tipo, dalle lenticchie di Castelluccio al pecorino dei Sibillini, dalla patata rossa di Colfiorito fino al prosciutto di Norcia che con una produzione di oltre duemila tonnellate fattura oltre 50 milioni di euro, oltre che essere un patrimonio del paese.
A parte la produzione, c’è anche la vendita al dettaglio: a Norcia, ma anche a Cascia, a Preci, a Castelluccio i centri storici sono disseminati di piccole botteghe che vendono i prodotti locali. Da due mesi, dalla scossa del 24 agosto, l’attività è in crisi, ora è ferma del tutto.
A Norcia, il signor Roberto, ha un negozio proprio a due metri dalla basilica di San Benedetto, semi crollata. Nel pomeriggio davanti alla zona rossa era in attesa dei vigili del fuoco che lo avrebbero portato, insieme ad altri abitanti, a verificare i danni che ha subito il negozio, per capire se e come riaprire. Non nutriva molte speranze, vista la portata del sisma.
Anche se la loro casa è agibile, la sua famiglia ha paura a dormirci, preferiscono un camper.
Gestisce una norcineria, e con ciò che guadagna vive la sua famiglia e paga tutte le spese, ma per ora da due mesi a questa parte ci sono solo spese. Gli abitanti quindi attendono di ricominciare subito.
“Non mi devo abbattere”, dicono in tanti e si danno da fare, per ora come possono. Ad esempio, un sito on line di Norcia ha messo a disposizione, gratuitamente, una pagina con l’elenco delle aziende agricole e attività che, anche se chiuse, perché lesionate, sono disponibili a vendere a distanza, con spedizioni postali. L’azienda di Enrico Foglietta ha ricevuto solo in pochi giorni varie richieste, soprattutto da alcune scuole, per i regali di Natale e questo ha ridato un po’ di voglia di provarci.
Naturalmente, tutto questo possono farlo a condizione di non allontanarsi troppo. Nel decreto, si snelliscono le procedure per l’installazione dei container e delle casette di legno, senza aspettare i bandi europei. Molti attendono delle sistemazioni migliori della semplice roulotte, anche perché in alcuni casi, è da due mesi, dal 24 agosto, che le case sono lesionate. Per questo, c’è stata irritazione e rabbia quando hanno smantellato le tende, invitando la gente, dopo l’ultima scossa, ad andare negli alberghi sulla costa.
E’ una questione di sicurezza, le zone rosse si sono estese dopo l’ultimo terremoto. Non si può fare altrimenti, si va verso l’inverno.
Ma in qualche modo, gli abitanti di Norcia, di Castelluccio e altri comuni vogliono presidiare il campo: il signor Paolo ha messo una branda nel retrobottega del negozio a Norcia, per ricominciare lunedì la vendita al dettaglio. Le scosse hanno distrutto decine di bottiglie di vino e formaggi crollati a terra. Gli altri famigliari sono andati a dormire negli alberghi, ma Paolo è rimasto in paese.