A Milano dal 2011 è un flusso continuo, ininterrotto di profughi. Prima erano i ragazzi del Maghreb poi, negli ultimi anni, sempre più siriani e africani dei Paesi a sud del Sahara, in fuga da guerre e miseria.
Decine – a volte centinaia – di persone ogni giorno, che arrivano da sole, con i treni o con gli autobus dal Sud Italia. Quasi tutti vogliono proseguire verso il Nord Europa.
La novità di questi mesi è che ormai le frontiere sono quasi impermeabili: non si passa più. Solo pochissimi riescono a eludere i controlli, più o meno il 5 per cento di chi arriva a Milano, ha detto il presidente di Fondazione Arca, Alberto Sinigaglia.
Proprio la Fondazione Arca gestisce il centro di prima accoglienza di via Sammartini, in fondo alla massicciata della Stazione Centrale. Quel centro ora è strapieno di gente e nei giorni scorsi decine di persone hanno dovuto dormire all’aperto, nei sacchi a pelo. Ai nuovi arrivi si aggiungono infatti le persone respinte ai confini e coloro che decidono, almeno per il momento, di non partire.
Dario Falcini è andato al centro di via Sammartini e ha raccolto alcune testimonianze. Ascolta qui