Un film su Francesco d’Assisi oggi, che senso potrebbe avere? Un santo di moda da quando Papa Bergoglio ne ha preso il nome? Forse, ma non è questo il punto di partenza dei due registi francesi Renaud Fely e Arnaud Louvet quando hanno deciso di scrivere il film Il sogno di Francesco, uscito da pochissimo al cinema, dopo quasi cinque anni di lavorazione.
Il film, girato in buona parte sulle colline francesi, affronta il periodo in cui Francesco lavorava sulla Regola, con l’intento di adattarla alla vita e all’umanità di chi avrebbe dovuto fruirne, i frati che sarebbero stati messi al riparo delle minacce che gravavano su di essi. Intorno a Francesco, interpretato dall’attore Elio Germano, i suoi compagni e l’amico Elia da Cortona (Jeremie Renier), mediatore tra la confraternita e il papato che cercherà di convincerlo a scrivere una nuova regola, meno rigida e più accettabile dalla Chiesa.
Lo sguardo dei registi tiene conto delle similitudini tra la spinta ribelle e desiderosa di cambiamento di Francesco e seguaci, con l’attualità: “L’esplosione delle ineguaglianze, le guerre, la concentrazione delle ricchezze in mano di pochi, le città che si arricchiscono e si richiudono in se stesse cacciando i poveri nelle periferie o nelle campagne – spiegano i registi”.
Pur essendo ambientato nel 1200 Il sogno di Francesco è molto attuale, immerso nel silenzio e nella natura seguendo i ritmi del contesto. L’estetica e il rigore dell’immagine accompagnano lo spettatore in una storia antica e affascinante.
Ascolta l’intervista a uno dei registi, Arnaud Louvet e al produttore di Mir Cinematografica Francesco Virga.
Arnaud Louvet e Francesco Virga