Lunedì 3 ottobre è stato l’ultimo giorno di lavoro a Ferrovie Nord per Andrea Franzoso.
Ha deciso di licenziarsi, perché le condizioni ‘ambientali’ erano ormai diventate insostenibili. La sua colpa? Aver denunciato la corruzione nell’azienda. Un fatto che lo ha reso bersaglio di mobbing, demansionamenti, isolamento. Non solo dai vertici di Ferrovie Nord, che aveva denunciato, ma anche dai colleghi, che a parte rare e virtuose eccezioni lo hanno scaricato, forse per paura di ripercussioni anche su di loro. Così come i sindacati, che hanno sostenuto poco o niente la battaglia per la legalità di Franzoso. La sua vicenda inizia nel luglio del 2014 quando Franzoso, specializzato in anticorruzione, aveva scoperto che qualcosa non quadrava nei conti di Ferrovie Nord e aveva chiesto una verifica. Da lì l’indagine che scoprì che l’allora presidente Norberto Achille aveva usato circa 600mila euro dell’azienda per spese telefoniche e auto blu per i suoi famigliari, per vestiti firmati e ristoranti di lusso, scommesse online e tanto altro. L’arrivo, al posto del dimesso Achille di Andrea Gibelli, uomo di fiducia del presidente della Regione Roberto Maroni, non cambia la situazione, anzi se possibile la peggiora. Fino all’esito della vicenda: Andrea Franzoso si licenzia.
In Ferrovie Nord non c’è spazio per chi denuncia la corruzione. Ma, nonostante tutto, Andrea Franzoso non ha dubbi: “Se tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto, passo per passo”, ha detto intervistato nella nostra trasmissione Snooze.
Qui potete ascoltare l’intervista integrale a Andrea Franzoso