Più di una generazione è rimasta traumatizzata dalla testa che gira, dal vocione scollegato e volgare e dal vomito verde di Linda Blair, la giovane attrice che interpretava Regan MacNail nel film L’Esorcista. Era il 1973 e il regista americano William Friedkin mostrava al mondo intero un’ipotesi di finzione di che cosa potrebbe accadere a chi viene posseduto dal diavolo. Finzione, appunto, di cui la cinematografia è piena di storie immaginarie.
Eppure, ancora oggi in Italia, in Europa e nel mondo, la Chiesa ricorre a questa pratica per curare ogni tipo di malessere difficile da spiegare, trasformandolo in qualcosa di spirituale e riconducibile alla presenza del demonio. Quasi ogni parrocchia ha tra i suoi preti un esorcista, che incontra famiglie disperate e celebra messe collettive dedicate alla liberazione degli invasati.
La regista e antropologa Federica Di Giacomo racconta alcuni di questi casi nel documentario Liberami, vincitore all’ultima Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti. Punto di partenza per il film è un convegno mondiale di esorcisti tenutosi a Roma, per poi trasferirsi in Sicilia al seguito di Padre Cataldo, noto esorcista della zona.
“Padre Cataldo è un veterano, tra gli esorcisti più ricercati in Sicilia e non solo, celebre per il carattere combattivo ed instancabile”, racconta la regista. “Ogni martedì celebra la sua messa di liberazione, seguita da moltissime persone che cercano la cura a un disagio che non trova altrove risposte né etichette”.
In Liberami si scopre una Chiesa che propone antichi rituali come forma di assistenza sociale, nei confronti di chi vive un disagio psichico o un malessere tipico della società contemporanea. Chi ne è vittima si rivolge all’esorcista come ultimo tentativo di cura, mettendo in scena la possessione sperando di potersi liberare da Satana. Il film di Federica Di Giacomo propone una riflessione, anche in chiave comica e grottesca, sull’epoca attuale, sugli effetti collaterali della crisi economica e sul potere della suggestione collettiva. Usando le sue parole, non è un film sulla religione ma su come la religione può essere vissuta.
Ascolta l’intervista a Federica Di Giacomo