A Lampedusa oggi commemorazioni per i tre anni dalla strage in cui morirono almeno 366 migranti. Un peschereccio affondò a mezzo miglio dalla costa e nelle settimane seguenti Enrico Letta lanciò Mare nostrum. L’operazione di soccorso non fu rinnovata dal governo di Matteo Renzi, ma i salvataggi nel Mediterraneo sono continuati, così come i naufragi.
“Quella strage, quella mattina, è stata veramente una tragedia immane – ci dice il medico Pietro Bartolo, che ha curato moltissimi migranti arrivati sull’isola. – È stato un giorno che ha segnato un po’ la vita dei lampedusani, penso anche quella degli italiani, e in modo particolare la mia. Ho dovuto assistere alle ispezioni su 366 corpi, 366 persone, ognuna con dietro le spalle una storia di sofferenze, di violenze”.
Queste morti, aggiunge Bartolo – che è stato anche protagonista del film Fuocoammare – non devono essere avvenute invano. “Ci devono far riflettere, far capire che parliamo di persone come noi, da accogliere e aiutare. Malgrado gli sforzi fatti dall’Italia, ma anche da Frontex, purtroppo le stragi si ripetono. In questo piccolo tratto di mare i migranti continuano a morire per la malvagità dei trafficanti, che li imbarcano su gommoni fatiscenti. Forse l’Europa dovrebbe fare un piccolo sforzo ulteriore, andare a prendere queste persone ed evitare le morti di bambini e di donne, che fanno tanto male ai lampedusani, all’Italia e spero anche al mondo intero”.
Ascolta l’intervista a Pietro Bartolo