
La relazione è speciale, unica, se si pensa agli altri governi europei.
L’incontro alla Casa Bianca, il ritorno in Italia, l’arrivo a Roma del vice J.D.Vance, il bilaterale e poi il pranzo con lui e con Matteo Salvini e Antonio Tajani. Bruxelles apprezza l’opera di mediazione sui dazi di Giorgia Meloni con la Casa Bianca. Di concreto, per ora, però non c’è nulla. Solo la promessa di una futura e indefinita trattativa. Donald Trump è felice di avere il capo del governo di uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea al suo fianco. Le ultime 24 ore hanno reso ancora più stretti i legami tra Washington e Roma. Il collante ideologico ha creato una sintonia quasi perfetta. Nell’incontro di ieri, Trump lo ha detto con chiarezza a Meloni: le tue idee conservatrici e nazionaliste devono diventare un modello per il resto d’Europa. È una sorta di mandato, un cuneo che gli USA vogliono usare per spezzare i legami della UE. Meloni sembra stare al gioco. C’è molto Trump nel comunicato congiunto che la Casa Bianca diffonde il giorno dopo. Meloni non ha fatto altro che sottoscrivere il punto di vista e le richieste USA. Il passaggio più vistoso è quello sulle Big Tech: non vanno discriminate dal punto di vista fiscale, dice. Questo è un regalino del presidente del consiglio a Trump. Non piacerà ai vertici della UE. L’Europa è fuori anche dalla questione Ucraina. Si parla di pace giusta e duratura, ma si demanda tutto al presidente USA. Non si nomina la UE e tanto meno la Coalizione dei Volenterosi. Il comunicato rafforza l’impressione di ieri: l’incontro è andato bene perché Meloni non ha posto problemi o condizioni a Trump. In cambio, è stata nominata proconsole del trumpismo in Europa.