
Nella striscia di Gaza è ricominciata la guerra.
Dopo due mesi di cessate il fuoco israele ha unilateralmente interrotto la tregua con un massiccio attacco aereo che ha colpito praticamente tutta la striscia.
Più di 400 persone sono state uccise, tra loro oltre 100 bambini.
Sentiamo ora due testimonianze, la prima di Claire Nicolet, responsabile per MSF dell’emergenza a Gaza, la seconda di Mohammad, una delle nostre voci da gaza di questi mesi.
L’ufficio di Benjamin Netanyahu, il primo ministro israeliano, ha detto di aver ordinato l’operazione militare in seguito al “ripetuto rifiuto” di Hamas di rilasciare gli ostaggi rimasti a Gaza.
Gli attacchi sono seguiti a settimane di negoziati infruttuosi volti a estendere il fragile cessate il fuoco. Netanyahu voleva che Hamas accettasse il piano witfkoff che prevede la liberazione di tutti gli ostaggi per un prolungamento della tregua, senza però impegnarsi per la fine del conflitto. Una condizione che hamas non può accettare e che infatti non ha accettato.
Subito dopo la ripresa dei bombardamenti, è rientrato nel governo anche Ben Gvir, ministro di estrema destra che era uscito in protesta con l’accordo di tregua.
Cosa succederà adesso?
Sentiamo Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire più volte inviata nella regione.