
Ci sono domande che riguardano i partiti del – come chiamarlo? – centrosinistra e i protagonisti di quel campo politico dopo il grande successo della manifestazione per l’Europa, un mare di bandiere blu e una piazza del Popolo piena come non accadeva da chissà quanto, con la gente lasciata fuori nelle vie circostanti perché dentro non entrava più nessuno: ci saranno riavvicinamenti tra chi si è diviso? L’Europa diventerà il grande tema su cui un’intera area politica debole, lacerata, dalla tenuta messa a dura prova dalla guerra a causa di visioni e proposte tutt’altro che unitarie, potrà ricompattarsi? Sono domande molto importanti. Ieri Schlein, visto il risultato, è corsa a incassare il dividendo. Le risposte non sono scontate. Ma ieri chi è andato a manifestare non era lì per fare favori a questo o quel partito. Era lì per una serie di idee. Per affermare di essere convintamente europeisti, per dire che il tempo delle piccole tattiche nazionali è finito, che solo l’Europa è la risposta agli attacchi da est, da ovest e da dentro, coi carri armati e le tariffe, la propaganda e i nazionalismi. Pace, libertà, difesa comune, Europa politica, diritti. Chiedeva tutto chi era in piazza ieri. Forse troppo per la politica reale. Ma il dialogo non era tra partiti. È stato un tentativo di dialogo, non semplice, pieno di ostacoli, tra persone e tra idee. Per una volta.