
La sentenza della Corte Suprema appare come il primo, vero paletto ai poteri del presidente, che Donald Trump ha rivendicato in modo così plateale e convinto nel discorso davanti al Congresso. La questione ruota attorno alla decisione dell’amministrazione di bloccare due miliardi di dollari che lo USAID e altre agenzie del governo americano mandavano all’estero per programmi sanitari, diritti riproduttivi, aiuti alimentari.
Trump, insieme al suo principale collaboratore Elon Musk, giustificava la sospensione con il contenuto ideologico di questi programmi, che non sarebbero in linea con le idee dell’amministrazione. A questo punto, è iniziato lo scontro legale, che di grado in grado è arrivato alla Corte Suprema, che a maggioranza, 5 contro 4, ha stabilito che Trump NON può bloccare quei fondi. E per una ragione semplicissima. I soldi sono stati già stanziati dal Congresso.
Sono soldi che devono pagare servizi già resi, azioni già programmate importanti per la salute delle persone. Un presidente degli Stati Uniti non può svegliarsi una mattina e bloccare tutto. Non ne ha l’autorità. L’autorità di approvare una spesa spetta, appunto, al Congresso. Probabile che la reazione di Trump e dei suoi sarà molto dura.
Sinora Trump ha mostrato di andare avanti per la sua strada, senza prendere in considerazione le sentenze dei tribunali. Ma questa è una sentenza della Corte Suprema, difficile far finta di niente. C’è, in questo, un dato interessante. Il presidente della Corte, John Roberts, ed Amy Coney Barrett, due conservatori, hanno votato con le tre giudici liberal, segnalando l’esistenza nella Corte di una maggioranza contraria alle derive più autoritarie di Trump e del suo governo.