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Donald Trump voleva costringere Volodymyr Zelensky ad accettare in diretta televisiva i termini di un accordo di pace favorevole alla Russia oppure arrivare alla rottura con il presidente ucraino.
Non ha ottenuto il primo obiettivo, ma il secondo, si.
La prova che fosse un agguato è nella presenza nello Studio Ovale del vice di Trump, JD Vance. Inusuale. Accanto a lui c’era anche Marco Rubio, il segretario di stato. Che però è stato zitto tutto il tempo. È stato Vance ad attaccare Zelensky. Trump ha usato il suo stile da boss della malavita e la retorica della propaganda del Cremlino, culminata nella frase: “Tu vuoi provocare la terza guerra mondiale”.
Zelensky si è difeso con grande dignità. Era stato lui a chiedere l’incontro alla Casa Bianca, nonostante l’inviato speciale di Trump, il generale Kellog, l’avesse sconsigliato. Il Presidente ucraino, come poi ha detto in una intervista, voleva convincere Trump a dare quelle garanzie di sicurezza militare di cui Kiev ha bisogno per accettare un cessate il fuoco.
Dopo aver cacciato Zelensky dalla Casa Bianca, Trump ha dichiarato che potrebbe interrompere immediatamente l’invio a Kiev degli aiuti militari già stanziati da Biden. Che sia un annuncio o un modo per costringere il Zelensky ad accettare le sue condizioni, poco importa.
Donald Trump non tifa per l’Ucraina. Tifa per Vladimir Putin. In una settimana, prima con il voto all’Onu e poi con l’agguato alla Casa Bianca, Trump ha cancellato tre anni di intesa e aiuti al Paese aggredito e 80 anni di alleanza con l’Europa.
Il suo disegno è ormai chiaro: la divisione del mondo in sfere di influenza delle potenze, stati vassalli e non alleati, rapporti basati sulla forza militare ed economica, non certo sui valori, e laddove sia possibile, intese tra potenze per la spartizione delle risorse. In questo nuovo ordine mondiale, l’Ucraina viene sacrificata, L’Unione Europea è il nemico, e con la Cina, si può trovare un accordo. La stessa visione, gli stessi obiettivi di Vladimir Putin.