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Il saluto nazista di Steve Bannon è un chiaro messaggio: “noi possiamo fare quello che vogliamo”. E’ uno spostare l’asticella un po’ più in là. E’ un gesto che contribuisce ad alimentare lo shock su cui Trump sta basando la sua strategia di azione, creando un clima di sconcerto che disorienta e annichilisce gli avversari. Qualcuno reagisce e il francese Jordan Bardella ha lasciato la convention repubblicana rinunciando al suo intervento. Bardella è il leader del partito di estrema destra dei Le Pen, Rassemblement Nazionale, e potrebbe essere il prossimo candidato della destra radicale all’Eliseo. In questo caso prevale probabilmente una componente nazionalista, con la Francia in una posizione antagonista rispetto agli Stati Uniti trumpiani. Una postura che non è certo quella italiana. E che non è sicuramente quella del governo italiano. Meloni ancora sogna di fare la pontiera tra Europa e Stati Uniti, figuriamoci se rinuncia a parlare al congresso dei trumpiani, magari rischiando un ban di Donald. Il presidente degli Stati Uniti in un mese alla Casa Bianca ha dimostrato di non farsi problemi a passare sopra a chiunque.
E poi c’è la questione ideologica. Steve Bannon, che in Italia è di casa, è uno che studia e ammira personaggi come Julius Evola, il filosofo nazifascista su cui si è alimentato il neofascismo italiano e che fu un punto di riferimento filosofico a Colle Oppio, la fucina politica della giovane Giorgia.
Negli ultimi anni Meloni ha cercato a fatica di costruirsi una immagine nuova. Poi si ritrova un vecchio punto di riferimento come Bannon che fa il saluto nazista e fa dire al suo inviato alla convention: “non mi pare che abbia fatto il saluto nazista”. Del resto lo stesso Bannon l’aveva avvisata subito dopo l’elezione di Trump: “non ci serve che Meloni faccia da ponte con l’Europa, torni casomai alle sue vecchie posizioni”.