Approfondimenti

Un mese che sembra un’eternità: i primi trenta giorni di Donald Trump

Trump

Flood the zone. È la tattica teorizzata da Steve Bannon, guru, o ex guru, non è chiarissimo, di Donald Trump. Flood the zone comporta proprio il travolgere avversari, media, istituzioni, con un fiume di atti, dichiarazioni, minacce, proposte più o meno assurde. Sotto questa sorta di bombardamento a tappeto, il nemico, ma anche l’amico, dovrebbe essere preso da una sorta di stupore paralizzante, di passiva incredulità.

In un mese di governo, dall’inaugurazione del 20 gennaio, Trump ha in effetti scaricato sull’America e sul mondo un fiume, meglio, un oceano di azioni e dichiarazioni che hanno modificato equilibri globali e stanno trasformando nel profondo l’America. Impressionante è la scena internazionale. Anzitutto il Medioriente. Per anni le amministrazioni americane, democratiche e repubblicane, si sono mantenute fedeli alla soluzione dei due Stati. L’idea di trasformare Gaza in una “Riviera” per miliardari manda all’aria tutto. Trump vuole trovare un pezzo di terra fresca e bellissima per i palestinesi. Non dice dove, ma non importa. L’importante è che se ne vadano. Quanto alla Cisgiordania, spiega che deciderà Israele. Sottinteso. Decidere se annetterla o meno. Sia come sia, la conclusione è una sola. Lo Stato palestinese, come d’incanto, non esiste più. Altrettanto dirompente, altrettanto clamorosa, è la trasformazione in tema di vecchi rapporti transatlantici.

Liquidando il passato con un tratto di penna, veloce e indifferente, Trump decide di far la pace con Vladimir Putin, molla al suo destino l’Ucraina, spezza il legame decennale con l’Europa. Nel giro di valzer conta sicuramente la promessa di buoni affari che Putin fa balenare di fronte a Trump, quei 384 miliardi di dollari che le aziende americane avrebbero perso nei tre anni di guerra. Il ribaltamento lascia comunque senza parole. Ora è Zelensky il dittatore. Ora è l’Europa – secondo il vicepresidente JD Vance – ad allontanarsi dai principi democratici. Sul breve periodo, è facile immaginare quello che succederà all’Ucraina. Zelensky incontra l’inviato americano Keith Kellog, ma il suo recente scontro con Trump equivale alla fine della sua carriera politica. Stati Uniti, e Russia, si troveranno un leader ucraino meno ingombrante.

Quanto all’Europa, vale quello che ha detto la prima ministra danese, Mette Frederiksen. L’America non c’è più e “tocca a noi pensare a noi stessi”. Si potrebbe poi continuare e continuare. L’elenco di sparate e minacce di Trump in un mese è lunghissimo. Dazi generalizzati sull’intero globo. Occupazione del canale di Panama. Acquisto della Groenlandia. Canada trasformato nel 51esimo Stato americano. Riapertura di Guantanamo come campo di detenzione per i migranti.

Prima che la testa cominci a girare, dal mondo torniamo negli Stati Uniti. In realtà, non va meglio. Cancellazione dello ius soli. Licenziamenti, a migliaia, di dipendenti federali. Eliminazione delle agenzie considerate non in linea con gli orientamenti ideologici di Trump e fine dell’indipendenza per altre che si occupano di questioni sensibili di regolamentazione finanziaria come la Security and Exchange Commission e la Federal Deposit Insurance Corporation. Bando ai transgender. Purghe nel Dipartimento alla giustizia. Licenziamento per i 36 membri del board del Kennedy Center, la più prestigiosa istituzione culturale federale, sostituiti da un’unica persona, lui, Donald Trump, la cui prima decisione è stata annullare il concerto di un coro gay.

E ancora: i collaboratori di un miliardario e privato cittadino, Elon Musk, che fanno irruzione negli uffici dei ministeri, chiedono le password dei computer, entrano nei file riservati dei cittadini e si impadroniscono dei loro dati, mentre il loro capo macina idee e strategie per cacciare migliaia di persone dal governo degli Stati Uniti. Intanto i giudici che osano bloccare questi ordini sono presi di mira come nemici politici che non fanno lavorare la nuova amministrazione.

Nei prossimi giorni la Corte Suprema deve decidere se i giudici hanno il diritto di limitare i poteri del presidente. Lui, Donald Trump, non ha dubbi. Ha fatto mettere sull’account ufficiale della Casa Bianca una sua immagine. Lo si vede, seduto, incoronato, con una scritta. Lunga vita al re. È passato un mese, sembra un’eternità, non c’è stato un cambio di governo, c’è stato un cambio di regime e, come tutti i regimi, il regime Trump ha un volto per nulla rassicurante.

  • Autore articolo
    Roberto Festa
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio sabato 22/02 08:29

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 22-02-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve sabato 22/02 07:29

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 22-02-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di sabato 22/02/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 22-02-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 21/02/2025 delle 19:49

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 21-02-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Apertura Musicale di sabato 22/02/2025

    Svegliarsi con la musica libera di Radio Popolare

    Apertura musicale - 22-02-2025

  • PlayStop

    Slide Pistons – Jam Session di venerdì 21/02/2025

    La frizzante trasmissione di Luciano Macchia e Raffaele Kohler. Tutti i sabati su Radio Popolare dalla mezzanotte all'una. In onda le scorribande musicali dei due suonatori d’ottone in giro per la città, assecondate da artisti formidabili e straordinari.

    Slide Pistons – Jam Session - 21-02-2025

  • PlayStop

    Doppia Acca di venerdì 21/02/2025

    Dal 2011 è la trasmissione dedicata all’hip-hop di Radio Popolare.

    Doppia_Acca - 21-02-2025

  • PlayStop

    News della notte di venerdì 21/02/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 21-02-2025

  • PlayStop

    Psicoradio di venerdì 21/02/2025

    Psicoradio, avviata nel 2006 dalla collaborazione tra il Dipartimento di Salute Mentale di Bologna e Arte e Salute Onlus, è una testata radiofonica dedicata alla salute mentale. Include un corso triennale per utenti psichiatrici, guidato dalla prof. Cristina Lasagni, e una programmazione che esplora temi psicologici attraverso vari registri: poetico, informativo, ironico e autobiografico. Psicoradio ha realizzato oltre 220 trasmissioni nazionali, campagne di sensibilizzazione e convegni su temi di salute mentale.

    Psicoradio - 21-02-2025

  • PlayStop

    Musiche dal mondo di venerdì 21/02/2025

    Musiche dal mondo è una trasmissione di Radio Popolare dedicata alla world music, nata ben prima che l'espressione diventasse internazionale. Radio Popolare, partecipa alla World Music Charts Europe (WMCE) fin dal suo inizio. La trasmissione propone musica che difficilmente le radio mainstream fanno ascoltare e di cui i media correntemente non si occupano. Un'ampia varietà musicale, dalle fanfare macedoni al canto siberiano, promuovendo la biodiversità musicale.

    Musiche dal mondo - 21-02-2025

  • PlayStop

    Sui Generis di venerdì 21/02/2025

    Una trasmissione che parla di donne e altre stranezze. Attualità, cultura, approfondimenti su femminismi e questioni di genere. A cura di Elena Mordiglia.

    Sui Generis - 21-02-2025

  • PlayStop

    "I funerali dell'anarchico Pinelli", la nuova collocazione è un'occasione mancata

    "I funerali dell'anarchico Pinelli" di Enrico Baj ha trovato la sua casa definitiva. Dopo esser stata esposta a Palazzo Reale, l'opera che l’artista e il gallerista Marconi volevano donare a Milano e che l'amministrazione in più di quarant'anni non era riuscita a collocare, è stata trasferita al Museo del Novecento, nella Galleria "Gesti e processi" al quarto piano della struttura. L'opera però è stata scomposta e la rappresentazione della finestra della Questura dalla quale venne fatto cadere Pinelli è stata messa di lato, non in alto come dovrebbe essere. Una scelta che sminuisce il senso dell'opera. Il servizio di Tiziana Ricci e l'intervista alla figlia di Giuseppe Pinelli, Claudia

    Clip - 21-02-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte delle Venti di venerdì 21/02/2025

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 21-02-2025

  • PlayStop

    Esteri di venerdì 21/02/2025

    1) Tutti gli occhi sulla Germania. Domenica le elezioni che potrebbero segnare il ritorno dell’estrema destra a Berlino. Qualche sorpresa, però, potrebbe arrivare anche da sinistra. (Alessandro Ricci) 2) La fine dell’occidente. Mentre Trump si prepara a svendere l’Ucraina, l’Europa balbetta e si dimostra inadatta a far fronte ai cambiamenti di questa nuova era. (Alfredo Somoza) 3) Medio Oriente. Domani ultimo scambio di ostaggi tra Hamas e Israele prima dell’inizio della seconda fase del cessate il fuoco. Ma la tregua è a rischio. Intanto a Riad i paesi arabi si riuniscono per discutere di un piano alternativo a quello di Trump per la ricostruzione di Gaza. (Laura Silvia Battaglia) 4) Argentina, Milei nel centro dello scandalo libra-gate, la truffa delle cripto valute. Secondo le denunce, il presidente argentino non poteva non sapere. (Marta Facchini) 5) Dove non ci sono gli Stati Uniti, arriva la Cina. L’attacco di Trump a Usaid apre un strada nuova per Pechino verso il sud globale. (Stefano Piziali - Cesvi, Gabriele Battaglia) 6) Il 21 febbraio del 1965 veniva assassinato Malcolm X. Sessant’anni dopo, il movimento afroamericano statunitense è indebolito e sfilacciato. (Roberto Festa)

    Esteri - 21-02-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di venerdì 21/02/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 21-02-2025

Adesso in diretta