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Questa è la testimonianza inviata a Radio Popolare da una dipendente di UsAid che ha chiesto di rimanere anonima
Il mio viaggio nello sviluppo internazionale è cominciato dopo aver lavorato nel mondo accademico. È un viaggio che mi ha fatto conoscere comunità piene di azione, soluzioni e speranze incrollabili. Per me, come per tutti quelli che lavorano a USAID, più che una carriera è una vocazione. Questo lavoro è profondamente personale; si ha a che fare con persone e storie vere, ogni azione ha un impatto reale. Ci vuole coraggio, anche di fronte all’incertezza.
Dopo aver lavorato a USAID per quasi 10 anni con responsabilità diverse e sotto tre amministrazioni (Obama, Trump, Biden), pensavo di essere pronta per i cambiamenti che una transizione politica porta a un’agenzia federale: l’arrivo di nuovi incarichi politici, il riallineamento dei nostri programmi con le priorità della nuova amministrazione, stili di lavoro e comunicazione diversi e altri cambiamenti. Ma né io né il resto del personale di USAID ci saremmo mai immaginati che in tre settimane saremmo stati sottoposti allo smantellamento e chiusura della nostra agenzia. E tutto fatto in modo crudele, irrispettoso e anche illegale.
Prima un ordine esecutivo ha fermato tutti i programmi di assistenza. Di conseguenza, tutte le persone che lavorano per noi a contratto sono state mandate via, 3000 persone nella regione di Washington DC e si stima altri 10.000 in giro per il mondo. Ciò ha portato al fermo completo del settore degli aiuti globali degli Stati Uniti, come ad esempio, l’interruzione della distribuzione di farmaci essenziali per l’HIV/AIDS, zanzariere per la prevenzione della malaria; l’interruzione degli sforzi per fornire servizi di assistenza sanitaria materna di base; l’interruzione della distribuzione di cibo di emergenza e acqua potabile sicura in contesti di crisi e così via.
Poi 60 persone dello staff alto sono state messe in congedo amministrativo, presumibilmente per aver commesso “irregolarità”. Io e la mia squadra stavamo lavorando con due di questi capi per determinare quali programmi erano allineati con le priorità della nuova amministrazione, quali dovevano essere modificati o eliminati. Io ho osservato solamente integrità professionale nell’eseguire gli ordini dati, non ho osservato nessuna delle insubordinazioni che sono state menzionate. Da allora, ogni giorno varie persone hanno cominciato a perdere l’accesso alle email e ai sistemi di USAID. Prima è successo a gruppi di dozzine di persone e poi, dopo che la squadra di giovani reclutati da Musk ha preso illegalmente il controllo del nostro server, a gruppi di centinaia di persone. Inoltre questa settimana ci hanno impedito di entrare nei nostri uffici. Non è stato spiegato perché perdevamo accesso ai sistemi e se eravamo in congedo amministrativo, né perché non potevamo entrare nei nostri uffici. Non è chiaro chi stia dando gli ordini. Leggiamo aggiornamenti nei giornali invece di ricevere informazioni e istruzioni dalla nuova leadership.
Poi finalmente sul nostro sito, che era sparito da giorni, è comparso un unico messaggio di poche parole: da oggi 6 febbraio tutto il personale di USAID verrà messo in congedo amministrativo. E tutto il personale – circa 2000 persone (con le loro famiglie) – che vive in più di cento paesi nel mondo ha 30 giorni per tornare negli Stati Uniti. Inutile, costoso e crudele.
Sono scioccata, incredula e terrorizzata dalle conseguenze di queste azioni: migliaia di persone senza lavoro, la perdita di un settore importante che richiede competenze specifiche, il fermo completo dei programmi di USAID che normalmente contribuiscono a salvare vite umane e ridurre la povertà in oltre 120 paesi, garantire acqua pulita per i neonati, istruzione di base per i bambini, fine del traffico di minori, fornitura di medicinali e vaccini, aiuti umanitari in zone di conflitto o disastri naturali, monitoraggio delle malattie infettive (come l’Ebola e l’influenza aviaria). I tentativi di Elon Musk di chiudere USAID non solo sono illegali, ma sono anche fondamentalmente incompatibili con l’interesse nazionale degli Stati Uniti. Con meno dell’ uno per cento del bilancio degli Stati Uniti, gli aiuti all’estero hanno sempre contribuito alla sicurezza nazionale aiutando a creare stabilità in regioni cruciali: se tutto si ferma, si lascia spazio agli avversari degli Stati Uniti come Cina e Russia.
Inoltre, un’agenzia federale, istituita per legge, non può essere eliminata da un ordine esecutivo o dalle azioni del Presidente, ma semmai tutto questo deve essere fatto dal Congresso.