La fusione Honda-Nissan produrrà effetti domino, in un mercato automotive destinato alle concentrazioni. Nissan e Honda, con comunicati stampa congiunti, hanno confermato che entro agosto nascerà una nuova società destinata a posizionarsi al terzo posto a livello mondiale, dopo Volkswagen e Toyota con 8 milioni di vetture vendute, considerando che nel perimetro rientrerà anche Mitsubishi. La nuova società dovrebbe realizzare ricavi per circa 150 miliardi di euro e 18 € miliardi di profitti combinati. La fusione è però sicuramente frutto della debolezza, in particolare di Nissan che è stata costretta a varare un piano di tagli da oltre 9000 posti di lavoro per ridurre la capacità produttiva del 20%. Non a caso Honda nominerà la maggioranza del consiglio di amministrazione della holding, compreso l’amministratore delegato. L’integrazione dei due storici marchi giapponesi rappresenta il più grande riassetto dell’industria automobilistica globale da quando Fiat Chrysler Automobiles e PSA si sono fuse nel 2021 per creare Stellantis in un “deal” che allora era valutato 52 miliardi di dollari. Tra le cause principali delle difficoltà di Honda e Nissan c’è il ritardo sull’elettrico, sul mercato cinese, dove le vendite le vetture senza combustione interna rappresentano ormai quasi il 50%. La fusione Nissan-Honda impatta in modo rilevante anche su Renault, che è il primo azionista di Nissan con il 34%, ma con diritti di voto congelati per il 20% del capitale. Sulla carta la casa francese è favorevole alla fusione, ma potrebbe anche scegliere di cedere le sue azioni per guardare verso un’alleanza con Stellantis su cui molti speculano anche per la presenza societaria dello Stato, in entrambi i gruppi.
La fusione Honda-Nissan disegna nuovi scenari nel mercato dell’auto
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Autore articolo
Andrea Di Stefano