La capitale dello Sri Lanka, Colombo, sta trasformando quelle che fino a pochi anni fa erano discariche abusive a cielo aperto in zone umide ricche di biodiversità, grandi alleate nel contenere le alluvioni che, con il surriscaldamento globale, colpiscono la città con sempre maggiore frequenza. Eppure, fino a circa 15 anni fa, il lago di Thalangama, nel sud-est della città, e le sue paludi nascoste da canneti erano sommersi di spazzatura.
La cintura di aree umide intorno a Colombo è stata, nei secoli, una spugna naturale contro gli allagamenti nella stagione delle piogge. Tuttavia, con l’inizio della colonizzazione britannica, questo equilibrio si è gradualmente spezzato. La rapida espansione della città e la mancanza di piani urbanistici adeguati durante il secolo scorso hanno completamente trasformato il paesaggio. Dopo l’indipendenza, nel 1948, i governi locali adibirono alcune zone umide a spazi abitabili, ma in pochi decenni queste aree si trasformarono in enormi montagne di rifiuti attorno alle quali si rifugiavano le fasce più povere della popolazione, costrette a vivere nella precarietà delle periferie.
La graduale occupazione delle zone umide è continuata anche durante la guerra civile, tra il 1983 e il 2009. In questo stesso periodo, il terreno è diventato sempre meno capace di assorbire e drenare l’acqua. Attorno a Colombo si è sviluppata una fiorente attività manifatturiera tessile, che ha però causato un drastico aumento della produzione di rifiuti, soprattutto plastica. Ancora oggi, la capitale raccoglie ogni giorno fino a 800 tonnellate di rifiuti solidi.
Nel 2010, le inondazioni hanno colpito quasi 700 mila persone, sommergendo campi, case e perfino il Parlamento. Nel 2017, una delle montagne di rifiuti della capitale è crollata, uccidendo 32 persone.
Un anno dopo questa tragedia, nel 2018, Colombo ha aderito alla Convenzione sulle Zone Umide, conosciuta anche come Convenzione di Ramsar, dal nome della città iraniana in cui è stata sottoscritta. È nato così il Thalangama Wetland Watch, un ambizioso progetto comunitario che mira a tenere pulito il complesso di zone umide attraverso attività come la raccolta differenziata e la pulizia periodica dei canali.
La comunità si è organizzata per mantenere pulito l’enorme complesso di aree umide: ogni settimana, i residenti raccolgono rifiuti, li differenziano e li riciclano. Anche i bambini sono coinvolti in queste attività attraverso le scuole. L’importanza delle zone umide sta riemergendo chiaramente. Le paludi attorno alla città consentono oggi al 40% delle acque alluvionali di defluire, tornando a svolgere quella funzione di cuscinetto che evita a campi e abitazioni di finire sott’acqua.
Secondo uno studio del 2024, le aree umide assorbono oltre 32 mm di acqua alluvionale in più rispetto alle aree edificate della capitale. Rispetto al passato, l’area occupata dalle zone umide di Colombo si è drasticamente ridotta, ma la città ha imparato la lezione. Oggi ospita quattro parchi umidi e diversi altri spazi collegati alle sue preziosissime paludi.
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