Nei giorni scorsi ci siamo chiesti, anche qui a Esteri, se la tregua tra Israele e Libano possa portare alla sospensione dei bombardamenti israeliani su Gaza. La risposta era stata no. Troppo diversi, infatti, i conflitti. Troppo diversi gli obiettivi delle parti in gioco. Annunciando la tregua con Hezbollah, Benjamin Netanyahu aveva anche detto una cosa che non era apparsa subito chiara. E cioè che la sospensione dei combattimenti al confine nord serviva per ricostituire l’arsenale israeliano, in via di esaurimento dopo mesi di guerra: con Hamas, Hezbollah, l’Iran.
La notizia che arriva in queste ore da Washington, data da Reuters ma non confermata dalla Casa Bianca, dà un senso alle parole di Netanyahu. L’amministrazione Biden è infatti pronta a inviare armi a Israele, per 680 milioni di dollari. L’invio, già approvato da Joe Biden e revisionato da una commissione del Congresso, include centinaia di bombe di piccolo diametro e migliaia di kit di munizioni con attacco diretto congiunto, quelli che convertono le cosiddette bombe “stupide” in armi a guida di precisione.
Quindi: nel momento in cui Joe Biden dice di auspicare un cessate il fuoco a Gaza, in una guerra che si è trasformata in una carneficina di civili, con quasi 45 mila morti, lo stesso Biden dà l’ok alla consegna di nuove armi a Israele, che sono poi quelle con cui vengono uccisi i civili. La cosa rientra nel copione cui abbiamo assistito in questi mesi. Se pure da parte dell’amministrazione americana ci sono stati tentativi di frenare l’azione militare di Gerusalemme, questi tentativi sono stati troppo timidi e non hanno fatto leva sull’unica cosa che sarebbe stata davvero in grado di frenare l’azione israeliana. E cioè, la minaccia di sospendere gli invii di armi.
La notizia conferma peraltro un’altra cosa. E cioè, che la guerra su Gaza continuerà, a maggiore o minore intensità, fino all’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. A quel punto, è difficile dire cosa succederà. È sicura comunque una cosa. Il sostegno degli Stati Uniti a Israele non si attenuerà. Anzi, è probabile che la nuova amministrazione Trump finisca per offrire un sostegno ancora più massiccio a Netanyahu. Per esempio, si sa che esponenti della nuova amministrazione, come il futuro consigliere alla sicurezza nazionale, Michael Waltz, stanno lavorando con politici repubblicani, per esempio il senatore Lindsay Graham, per sanzionare quei paesi che dovessero cercare di dare attuazione pratica all’ordine di arresto nei confronti di Netanyahu e di Yoav Gallant, da parte della corte penale internazionale.