Secondo i calcoli della Banca di Spagna, l’alluvione che ha colpito Valencia ridurrà il PIL spagnolo di mezzo punto percentuale. Nelle zone devastate, gli aiuti sono arrivati persino dal Marocco, con 36 camion impegnati nella bonifica della rete idrica. A un mese dal disastro, infatti, dai rubinetti dei valenciani continua a uscire fango. Per le 6.000 famiglie sfollate ci sono però appena 2.500 appartamenti disponibili nella provincia di Valencia.
Uno dei problemi più urgenti è la riapertura delle scuole. A Paiporta, uno dei paesi più colpiti, solo 150 alunni su 1.300 sono riusciti a tornare sui banchi. Sarà compito del generale Francisco Gan Pampols, appena nominato commissario per la ricostruzione, trovare soluzioni a queste criticità.
Nel frattempo, il governo di Pedro Sánchez ha annunciato l’istituzione di una commissione d’inchiesta per chiarire le responsabilità del disastro. La ministra dell’Ambiente, Teresa Ribera, candidata spagnola alla vicepresidenza della Commissione Europea, è comparsa oggi davanti al Parlamento di Madrid per rispondere sulla gestione della catastrofe.
L’audizione della ministra si è rivelata cruciale. Il Partido Popular (PP) spagnolo è riuscito a trasformare la questione in un tema europeo, bloccando per giorni la nomina di Ribera come vicepresidente della Commissione. Questa strategia mirava a ridimensionare le negligenze del governatore valenciano Carlos Mazón, anch’egli del PP.
La tattica è stata fatta propria anche dai popolari europei, che hanno sfruttato la situazione per mettere in difficoltà i socialisti e aprire la porta a maggioranze alternative con l’estrema destra di Viktor Orbán e Giorgia Meloni. I popolari avevano condizionato il loro via libera a Ribera a una sua spiegazione dettagliata sulla gestione della crisi.
Durante l’audizione, Teresa Ribera ha risposto punto per punto alle accuse del Partido Popular. Ha difeso l’operato dell’Agenzia Meteorologica Spagnola e del Servizio Idrografico, accusando invece il governatore Mazón di non aver saputo reagire all’emergenza, nonostante il flusso costante di dati già dalle prime piogge.
La ministra ha puntato il dito contro le cinque ore in cui Mazón è stato irreperibile, assente dalle riunioni del comitato d’emergenza, perché impegnato in un pranzo con una giovane giornalista. Ha inoltre denunciato il ritardo nel lanciare l’SMS di allarme ai cittadini e nel richiedere l’intervento dell’Unità Militare di Emergenza.
Intanto, a Bruxelles, una riunione tra le diverse famiglie politiche europee ha portato a un compromesso che supera il veto incrociato: i popolari avevano bloccato Ribera, mentre i socialisti avevano messo il veto sul commissario italiano Raffaele Fitto.
Secondo l’accordo, i socialisti si impegnerebbero a votare a favore di Fitto e dell’ungherese Várhelyi, candidati dell’estrema destra sostenuti dai popolari europei.
Tuttavia, l’intesa lascia spazio a possibili defezioni nel voto finale senza compromettere l’accordo complessivo. I popolari spagnoli manterranno il loro no a Ribera, mentre alcune delegazioni socialiste, come quella tedesca, potrebbero votare contro Fitto.