Le 3 giovani vittime vi erano state portate ieri per il primo giorno di lavoro. Samuel Tafciu, 18 anni ed una figlia di 4 mesi avuta con la compagna 17enne con cui viveva a casa della suocera. Aveva un altro lavoro prima, ma il titolare non pagava, aveva anche fatto vertenza. Ma intanto era stato costretto ad accettare di lavorare in nero. Anche le gemelle 26enni Sara ed Aurora Esposito erano madri single, necessità anche per loro quel lavoro così rischioso, alla faccia dei giovani del sud che stanno sul divano, come li descrive certa politica. “Il tema più generale è che non si trova lavoro, la disoccupazione latente, la precarietà. Per cui, quando ti prospettano di lavorare, anche in nero, anche in una situazione così pericolosa, se hai bisogno lo accetti” dice Nicola Ricci, segretario Cgil di Napoli e Campania.
Samuel, Aurora e Sara non rientreranno nelle statistiche ufficiali dei morti sul lavoro. È così mediamente per un terzo dei morti, come segnala l’osservatorio indipendente di Bologna che registra tutte le morti sul lavoro: l’ultimo dato raffrontabile del 2024, quello di settembre ad esempio, è del 24% di morti non registrati ufficialmente. La quasi totalità sono lavoratori in nero, solo una parte rientrano sotto altre assicurazioni non Inail. Ad oggi il numero totale dei morti sul lavoro è di 1334. “Vittime sacrificali, fantasmi del lavoro senza regole, senza sicurezza e senza futuro” le ha definite il sindaco di Marigliano, dove vivevano le due gemelle. E spesso senza alternative.