La COP 16 sulla biodiversità, che si è appena tenuta in Colombia, ha segnato qualche progresso sulla gestione delle risorse genetiche digitalizzate e per il gruppo di lavoro dei popoli indigeni, ma si è conclusa senza accordi concreti sui finanziamenti per la biodiversità, lasciando in sospeso obiettivi cruciali per proteggere la natura. Tra le poche buone notizie arrivate dalla Colombia c’è, però, la creazione della più vasta rete di aree marine protette dell’Oceano Atlantico settentrionale, e quindi anche la più grande d’Europa. A crearla è stata una legge appena approvata dal governo delle Azzorre, Regione Autonoma del Portogallo.
Questa nuova rete, che si estende su 287.000 km quadrati, copre il 30% dell’oceano che circonda l’arcipelago. Di questa superficie, la metà è completamente protetta, con il divieto di attività estrattive o distruttive, come la pesca, mentre sono regolamentate attività come le immersioni, il nuoto e il turismo marino. L’altra metà è classificata come altamente protetta: sono consentite, quindi, attività che non comportino danni, come il nuoto o il kayak, e a basso impatto, come la pesca con lenza e amo.
L’obiettivo è minimizzare l’impatto della pesca, ma anche creare opportunità di crescita economica attraverso il turismo e altri settori della Blue Economy. Con questa decisione, maturata nell’ambito dell’accordo raggiunto nel 2022 alla COP sulla biodiversità di Montreal, le Azzorre hanno esteso dal 4% al 30% la propria area marina protetta. La legge è passata con una larga maggioranza in aula ed è il frutto di un lungo negoziato, fatto di oltre 40 incontri con i rappresentanti di vari settori: l’industria, la pesca, il trasporto marittimo, gli operatori del turismo e le organizzazioni non governative ambientaliste.
Il mare delle Azzorre ha una superficie di circa un milione di chilometri quadrati, rappresenta il 55% delle acque portoghesi e circa il 15% di quelle europee, e contiene alcuni degli ambienti insulari di mare aperto e di acque profonde più importanti, unici e fragili di tutto l’Atlantico settentrionale. Le ricerche degli ultimi decenni hanno infatti rivelato che quest’area marina, ora sotto tutela, ha caratteristiche geologiche uniche: contiene oltre 300 montagne sottomarine che ospitano coralli e spugne di acque profonde, vulnerabili agli impatti della pesca.
Le Azzorre rappresentano inoltre un importante punto di passaggio per numerose specie marine migratorie, come balene, delfini e uccelli marini. L’area sotto tutela è oggi un corridoio di biodiversità che permette alle specie marine di spostarsi tra Americhe, Europa e Africa. Attualmente, a livello globale, solo l’8% degli oceani è in qualche modo protetto, mentre meno del 3% è completamente o altamente protetto.
Si stima che, per raggiungere l’obiettivo che le Nazioni Unite si sono date a Montreal di proteggere il 30% degli oceani e delle terre emerse entro il 2030, siano necessarie circa 190.000 piccole e 300 grandi aree marine protette. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, tra il 2012 e il 2021, l’Unione Europea ha già raddoppiato la copertura delle sue aree marine protette, portandola però di poco sopra il 12%. C’è ancora molta strada da fare fino al 2030. La speranza ora è che le Azzorre riescano a dimostrare che proteggere il proprio oceano significa anche garantire una crescita economica sostenibile.
FOTO| Isole Azzorre, vista da Google Earth