Per Giorgia Meloni e Matteo Salvini oggi è il nemico è uno solo: la magistratura, le famose “toghe rosse”, i “giudici comunisti” contro cui Fratelli d’Italia si scaglia come mai aveva fatto ai tempi di Berlusconi, anzi allora c’era molta titubanza nell’attaccare i giudici. Ma la decisione presa dalla Sezione immigrazione di Roma di negare la convalida del trattenimento dei 12 migranti egiziani e bengalesi fa andare su tutte le furie la Presidente del Consiglio, perché fa crollare tutto il modello Albania, i trasferimenti coatti nei Cpr fuori dall’Italia, così lodati da Orban, ma anche da Von der Leyen. Già si era vista l’inefficacia con i primi quattro ritorni in Italia, oggi arriva la decisione presa in base all’ordinamento europeo, che definisce paesi sicuri quelli dove in ogni parte di territorio si può dire che questi lo siano. Una decisione che era nell’aria, eppure l’irritazione di Meloni le fa vedere anche qui il complotto perché accusa la sinistra di averlo previsto già ieri, come se i magistrati fossero in combutta con il Pd. Il flop di tutta l’operazione Albania è cosa che brucia per Meloni, la quale annuncia per lunedì un Consiglio dei ministri per risolvere, sostiene, questo problema. In sostanza vuole definire per legge che è il governo a decidere chi deve stare in quei centri e chi no. Una sfida ai magistrati che in questo caso hanno applicato l’ordinamento europeo, Giorgia Meloni in questo modo porta l’intero governo alla guerra ai magistrati sull’immigrazione, dividendo con Matteo Salvini la stessa battaglia. Ma se per il capo della Lega questo è un po’ il suo marchio di fabbrica, per Meloni è diverso, non lo era stato finora, se non agendo su altri piani, come quello della riforma della giustizia con la separazione delle carriere e la riforma del premierato.
FOTO|La nave Libra della Marina Militare entra nel porto albanese di Shengjmn