Il “dentro” e il “fuori” sono realtà che attraversano singoli e sociale. Il “dentro” c’è; non si vede ma ha sempre ricadute sull’esterno, non evidenti magari, o camuffate e fraintese. Il “fuori”, nelle sue evidenze, può celare e racchiudere un “dentro” che non ha manifestazioni apprezzabili eppure esiste, pensa, agisce, magari ribolle, cerca strade, progetti, sogni per uscire. Ci sarebbe bisogno d’uno sguardo disponibile, ampio, attento che aiuti a riconoscere la complessità in individui e comunità. In gioco ci sono libertà, diritti, realizzazioni personali, mete collettive, giustizia (distribuzione equa di opportunità e beni), pace, speranze per i giovani e il pianeta. Invece per chi governa il “dentro” e il “fuori” non sembran categorie etiche, spazi di idee e sentimenti interiori da portare all’esterno e condividere, confrontare con altri per realizzare polis, cittadinanza attiva, cultura, prossimità; per la destra si identificano con le mura del carcere. Il “dentro” è mandar dietro le sbarre chi occupa una casa perché non esiste una politica per l’edilizia pubblica; chi fa un sit in perché invece del ponte di Messina vorrebbe trasporti e viabilità sostenibili; madri con bambini; i giornalisti che informano; migranti resi irregolari e invisibili da leggi inumane. Il paradosso (e scandalo) è che le carceri con cui Meloni e Salvini credono di “scrivere la storia” son già gironi infernali stracolmi: detenuti e agenti che si tolgon la vita; violenze e rivolte di chi è recluso o torture da alcuni carcerieri; fughe (il Beccaria, esempio d’un luogo in cui non accade quanto prevede la Costituzione: rieducare). Ha detto Francesco alle detenute di Venezia: «Il carcere è una realtà dura che può anche diventare un luogo di rinascita, morale e materiale, in cui la dignità di donne e uomini non è “messa in isolamento”, ma promossa attraverso il rispetto reciproco e la cura di talenti e capacità, magari rimaste sopite o imprigionate dalle vicende della vita, ma che possono riemergere per il bene di tutti e che meritano attenzione e fiducia». È dura però se “in isolamento” si autoreclude una politica che crede che il rimedio a ingiustizie e a cose che non vanno siano manette e manganelli per chi la pensa diversamente.
Il “dentro” e il “fuori”
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Autore articolo
Marco Garzonio