L’obiettivo ora è quello di arrivare ad un milione di firme a settembre. I promotori del referendum contro la legge sull’autonomia differenziata del ministro Calderoli continueranno ad organizzare banchetti per la raccolta di firme così come proseguirà la raccolta di firme online, attraverso l’uso dello SPID.
Partiti, organizzazioni sindacali e associazioni non si fermano quindi e considerano già le 500mila firme raccolte un traguardo molto importante perché fa capire che il quorum di firme affinché il referendum possa essere ammesso dalla Corte Costituzionale è quasi una realtà. Oltre a quelle dei partiti e sindacati, c’è stata l’iniziativa delle regioni, i cinque consigli regionali sufficienti a chiedere il referendum hanno già deliberato.
Un grande successo, quindi, che a quanto pare non è concentrato solo al Sud come si prevedeva inizialmente. Ai gazebo, ad esempio, che hanno accompagnato le iniziative dell’Anpi delle pastasciutte antifasciste il 25 luglio si sono viste lunghe file di persone per firmare ed è accaduto sia nelle città del Nord che al Sud. A Milano, ad esempio, che pure vede in Lombardia la Lega considerare la legge sull’autonomia il grande successo del partito di Salvini. C’è una mobilitazione generale frutto della consapevolezza anche nelle regioni più ricche dei danni causati da uno spezzatino dei diritti a seconda di dove si vive, principalmente per la scuola e la salute pubblica.
Gli organizzatori faranno più avanti una disamina più precisa della provenienza delle firme, ma già dicono che in parte quelle firme arrivano anche da elettori non solo delle opposizioni, ma anche dei partiti di governo. Si sa che al Sud Forza Italia ha avuto molti dubbi sulle conseguenze dell’Autonomia differenziata, anche solo per ragioni di consenso elettorale, il presidente della Regione Calabria ha chiesto una moratoria per quelle materie per cui non sono necessari i Lep, i livelli essenziali di prestazione, rallentando così la rincorsa all’autonomia differenziata che alcuni governatori stanno già prendendo, a partire dal Veneto.
Il referendum potrebbe essere una realtà quindi già l’anno prossimo e questo genera molti timori non solo alla Lega, ma anche a Giorgia Meloni perché potrebbe diventare un voto e una bocciatura a tutte le riforme della destra di governo.