«Bisogna che impariamo ad attraversare il deserto»: lo disse Martini nel 1994 al Meeting di Rimini. La Dc aveva chiuso, il Partito Popolare stentava a prender forma e il cardinale rievocò l’immagine biblica. Il popolo Ebraico s’era liberato dalla schiavitù del faraone; i cattolici avrebbero ben potuto liberarsi da quella del potere, purificarsi, tornare tra la gente, farsi lievito, piccolo gregge, ritrovare il senso dell’apporto dato con la Costituzione. Non fu più invitato. Anzi, la Chiesa ruiniana s’irritò: stava riprendedendo in mano i rapporti con la politica senza mediazioni e aveva trovato l’interlocutore in Berlusconi.
Com’è andata per i cattolici è storia: garanzie a enti ecclesiastici per Ici, Imu, Iva, finanziamenti a scuole confessionali e strutture sanitarie. In contraccambio: caduta di Prodi e Rosy Bindi (coppie di fatto) e muro di gomma con Scalfaro che non era uomo di sinistra ma delle istituzioni sì e vedeva rischi nell’uomo di Arcore. Con fatalismo e zero autocritica dalla gerarchia s’è assistito a chiese più vuote, seminari spopolati, giovani coppie salivano municipio (se andava bene) non gli altari e mandavano i figli all’oratorio perché un parcheggio va trovato. È arrivato Francesco; ai vescovi italiani non è mai piaciuto molto e lui li ha ricambiati facendo spesso di testa sua (tipo non nominare Cardinale l’Arcivescovo di Milano), ma su vangelo, pace, Laudato sì e Fratelli tutti si son ritrovati.
La “traversata del deserto” profetizzata da Martini e negletta dai confratelli sembra ora esser giunta a un approdo, con 10 anni d’anticipo rispetto ai 40 biblici. A Trieste è in corso la Settimana Sociale dei cattolici: 900 delegati per ascoltare in apertura Mattarella e in conclusione il Papa. Nel frattempo relazioni, gruppi di studio, dibattiti su documenti discussi e preparati a lungo. Tema: “Al cuore della democrazia”. La Repubblica parlamentare che i cattolici con Resistenza e Costituente han contribuito a creare sembra proprio che la voglian difendere, avendo ascoltato tante persone, popolo vero non quello evocato dai populisti, e colto «una potente attesa di rigenerazione» e «una domanda ineludibile di politica». Donne e uomini si son risvegliati, dicono da Trieste, versus Roma.