Approfondimenti

Il governo Meloni escluso dalle nomine UE, il rischio di un secondo fronte in Medio Oriente e le altre notizie della giornata

Meloni G20 ANSA

Il racconto della giornata di mercoledì 26 giugno 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Meloni esclusa dalle nomine si scaglia contro l’unione europea: un gigante burocratico che non tiene conto del voto dei cittadini, dice la presidente del consiglio. Al vertice di Bruxelles potrebbe astenersi e non votare Ursula von der Leyen, che punta sull’immigrazione per tenere il dialogo aperto con la destra: lettera ai leader alla vigilia del consiglio europeo. “sarà una priorità, bene le richieste d’asilo fuori dai confini europei”. … e pensare che Confindustria parlava di “Sussidistan”. Attivo il superbonus assunzioni: uno sconto fiscale del 120% per chi assume a tempo indeterminato. In un momento in cui l’occupazione sale, il governo paga le imprese per ciò che stanno già facendo. E intanto prepara tagli alla spesa sociale per restare nei vincoli europei. Dopo il Canada  anche Germania e olanda hanno chiesto ai propri cittadini di lasciare immediatamente il libano perché è sempre più alto il rischio di un conflitto tra Israele e Hezbollah. Kenya, il governo cede alla piazza, dopo le proteste e l’assalto al parlamento. Ritirata la legge che alzava le tasse alla popolazione. “Chino la testa. Coinvolgerò i giovani negli affari del paese”, annuncia il presidente Ruto. Bloccato anche l’ordine di schierare l’esercito. Nei disordini morti decine di manifestanti.

La maggioranza Meloni esclusa dalle nomine UE

(di Anna Bredice)

È la logica dei “caminetti” a Bruxelles, dell’Unione Europea descritta come un “gigante di burocrazia” e così via. Le Comunicazioni di Giorgia Meloni in Parlamento sono state accompagnate dagli attacchi alle Istituzioni europee raffigurate come nemiche, che vogliono mettere all’angolo l’Italia, imporre ai cittadini cosa mangiare, cosa bere, e via dicendo. I soliti toni di chi vuole raffigurarsi come vittima di un sistema che decide al chiuso, questo è quello che ha messo in scena alla Camera e al Senato oggi Giorgia Meloni alla vigilia del Consiglio Europeo dove dovrà dare il suo parere sulla spartizione dei nomi ai vertici degli incarichi apicali, ma lì domani c’è chi si attende un’altra faccia della Presidente del Consiglio ed è quella che da ore il leader di Forza Italia Tajani sta cercando di rafforzare, non mettersi di traverso domani sulla rielezione di Von der Layen , astenersi perlomeno, perché si è capito anche nelle Comunicazioni di oggi di Giorgia Meloni che una cosa sono i nomi, l’altra i cinque anni di governo europeo. “Per ora l’Europa resiste dobbiamo vedere se esiste”, ha detto nel suo intervento. Due facce per contare di più e riuscire ad ottenere una vicepresidenza e una Commissione importante, portando a Bruxelles quelle rivendicazioni che le servono molto in Italia, come sburocratizzare l’Europa, competere con le battaglie sovraniste di Salvini, ma appoggiando nello stesso tempo Giorgetti e Fitto sui soldi, sul patto di stabilità, il Pnrr e la prossima manovra economica. Nell’ora abbondante del suo discorso, Giorgia Meloni ha attaccato anche le opposizioni, “non accettiamo inciuci”, ha detto, ma Elly Schlein le ha risposto che sono i socialisti a non volere fare inciuci con il suo partito in Europa. Per ora Meloni rimane a metà tra Von der Layen e Victor Orban, anche se con quest’ultimo si è vista una freddezza nell’ultimo incontro. “Al vertice di domani Meloni parlerà”, ha detto Tajani, e “sa già, aggiunge, come la penso io e come la pensa Salvini”.

Von der Leyen punta sull’immigrazione per mantenere il dialogo con la destra

(di Alessandro Principe)

Se c’è una questione su cui Ursula Von der Leyen può puntare per allargare la sua maggioranza a destra, questa è l’immigrazione. Oggi, alla vigilia del vertice che ratificherà le nomine, la riconfermata presidente della Commissione, ha mandato una lettera ai leader europei proprio su questo tema. E ha lanciato un messaggio molto chiaro. Ha scritto che esaminare le domande di asilo fuori dai confini europei è un metodo innovativo che va tenuto in grande considerazione. Un metodo – si legge nella lettera – su cui molti stati membri stanno lavorando. Meloni lo sta facendo, con l’Albania. E’ il tema delle destre per eccellenza. Le parole di Von der Leyen sono certamente un modo per riagganciare con loro, anche se tenuti fuori dall’intesa politica per le nomine, in vista del voto di conferma all’Europarlamento. Quando ad aprile venne approvato il Patto su immigrazione e asilo lo sostennero Popolari, Socialisti e Liberali. Con l’eccezione della delegazione italiana del Pd che votò contro. Fratelli d’Italia, Lega e i loro alleati a Destra votarono contro, considerandolo troppo morbido. Ora Von der Leyen rilancia: “Sono in corso riflessioni su idee che sicuramente meriteranno la nostra attenzione quando sarà avviato il nostro prossimo ciclo istituzionale”, si legge ancora nella lettera di oggi. Dopo le nomine, ci sono il voto di conferma e soprattutto cinque anni di provvedimenti da discutere e approvare: l’immigrazione è il terreno ideale per tenere la porta aperta a destra.

Il “Sussidistan” delle imprese

(di Massimo Alberti)

È stato pubblicato il decreto attuativo del cosiddetto superbonus assunzioni: uno sconto fiscale del 120% per imprese e professionisti che assumono a tempo indeterminato. Può arrivare fino al 130% in caso di categorie fragili. Il sussidio si aggiunge alle decine di miliardi di incentivi che le imprese ricevono ogni anno dallo stato. In un momento in cui l’occupazione, ed anche quella a tempo indeterminato, sta già crescendo. Ed in cui si prospettano forti tagli alla spesa sociale per restare nei vincoli europei.
Un incentivo ad assumere a tempo indeterminato. Apparentemente, una cosa buona. Nei fatti, l’ennesimo regalo di soldi pubblici alle imprese. Vediamo perché. Intanto vale sempre ricordare che parliamo di contratti a tutele crescenti, interrompibli in ogni momento. Lo stato già sussidia le imprese, in varie forme dirette ed indirette, per decine di miliardi l’anno. La storia dei presunti incentivi all’occupazione dice che le imprese spinte ad assumere sulla base del sussidio sono una minima parte. La stragrande maggioranza incassa soldi pubblici per assunzioni in realtà già programmate. Oggi siamo in una fase di crescita dell’occupazione, in parte anche di quella a tempo indeterminato perché le imprese cercano di tenersi strette figure professionali di difficile reperibilità. Cioè, lo stato ora paga le imprese per fare ciò che già stanno facendo. A questo si aggiungono due questioni di merito: il maxisconto avviene nel paese, l’Italia, col costo del lavoro più basso dell’Europa industrializzata, e come indica l’Istat, quello dove la quota profitti è più alta rispetto ai salari. Se in fase di non crescita, dunque, i sussidi sono un freno agli investimenti perché permettono alle aziende di vivere di bassi salari, e appunto sussidi, in una fase come questa, di crescita seppur minima, significa frenare la redistribuzione della ricchezza a spese dello stato, in un momento, per altro, in cui l’Italia, nel mezzo di una procedura di infrazione, non riesce, in realtà vuole, trovare soldi per finanziare la spesa sociale e si prepara ad pesanti tagli per finanziare la prossima manovra. Il governo aveva promesso di rivedere il sistema di incentivi, il Sussidistan di cui godono le imprese. E’ rimasto lettera morta, anzi, lo si incrementa, mentre si tagliano gli aiuti per i più poveri.

 

Si alza il rischio di guerra tra Israele e Hezbolla

La Guerra in Medio Oriente. Dopo il Canada  anche Germania e Olanda hanno chiesto ai propri cittadini di lasciare immediatamente il Libano perché è sempre più alto il rischio di un conflitto tra Israele e Hezbollah. Oggi Netanyahu  è stato in visita nel nord di Israele “otterremo  una vittoria anche sul fronte settentrionale, se dovesse scoppiare una guerra con Hezbollah” ha dichiarato il premier israeliano con acconto  il suo consigliere militare  e il capo  del comando settentrionale dell’esercito di Telaviv.

Anche oggi Israele ha colpito  il sud del libano dopo una serie di razzi lanciati dai miliziani sciiti. Intanto si fanno sempre più intensi i bombardamenti su Gaza. Nelle ultime 24 ore sono almeno 60 le vittime palestinesi. La situazione umanitaria è catastrofica, attualmente 2,15 milioni di palestinesi , ovvero circa il 96% della popolazione di Gaza soffre di malnutrizione acuta. Lo dicono i dati della Fao analizzati  da Oxfam .

Paolo Pezzati di Oxfam Italia:

Kenya, il governo cede alle proteste contro l’aumento delle tasse

Dopo le proteste e l’assalto al parlamento, il governo ha ceduto alle richieste della piazza. Oggi, a sorpresa, il presidente William Ruto ha ritirato la legge che prevedeva un forte aumento delle tasse. “Dopo aver ascoltato il popolo, chino la testa, non firmerò la finanziaria”, ha annunciato Ruto in un discorso tv. La Corte del Kenya ha anche bloccato l’ordine del governo di schierare l’esercito in alcune parti del paese. Tra ieri e oggi nelle proteste e nelle conseguente repressione della polizia sono morte decine di manifestanti.
Oggi nel suo intervento il presidente ha poi annunciato che coinvolgerà in futuro i giovani keniani per gestire gli affari del Paese.
Ma chi sono i giovani che hanno manifestato e qual è ora la situazione a Nairobi?
Lo abbiamo chiesto a Guglielmo Micucci, direttore della ong Amref Italia, che si trova nella capitale kenyana.

 

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    Redazione
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