Quando nel 1977 – quasi cinquant’anni fa – arrivò nelle sale cinematografiche il primo capitolo di Star Wars (Guerre stellari), quasi nessuno pensava che sarebbe stato un successo: George Lucas (aiutato anche dal suo amico Francis Ford Coppola) aveva proposto il progetto a vari produttori che l’avevano rifiutato, prima dell’ok della 20th Century Fox, e durante le riprese, tanti tra gli attori e la troupe (tra cui il co-protagonista Alec Guinness) dicevano di non avere idea di cosa stessero facendo. Come ben sappiamo, Guerre stellari fu un successo straordinario, destinato a cambiare Hollywood e il cinema mainstream per sempre.
Non si tratta solo di record al botteghino, ma di cambiamenti strutturali: si può dire che è da Star Wars che si origina l’industria dell’intrattenimento cinematografica come la conosciamo oggi, dominata dai franchise – cioè da saghe che proseguono nel tempo e che si dipanano anche su diversi medium – e dall’importanza cruciale del merchandising (su cui ironizzava già Mel Brooks nella sua parodia anni 80 Balle spaziali). Quest’anno George Lucas ha ricevuto la Palma alla carriera al Festival di Cannes (c’era anche l’amico di sempre, Francis Ford Coppola, che in Croisette ha portato il suo atteso Megalopolis); eppure Lucas non firma come regista un film dal 2005, e in totale, in tutta la sua carriera, ha diretto solo sei lungometraggi. Lo stesso ha plasmato l’industria quasi più di chiunque altro, non solo con Star Wars (non dimentichiamo, solo per fare un esempio, l’altra sua saga, quella di Indiana Jones), ma soprattutto con Star Wars.
E da quando, nel 2012, la sua casa di produzione Lucasfilm è stata acquisita dalla Disney, abbiamo assistito a un moltiplicarsi di titoli ambientati nell’universo di Star Wars: al cinema è arrivata la nuova trilogia, curata da J.J. Abrams e Rian Johnson, accanto agli spinoff Rogue One e Solo; su Disney+, oltre alla prosecuzione di serie animate, le prime serie in live action, a cominciare da The Mandalorian, che ha conquistato tutti con il suo “baby Yoda”, e poi The Book of Boba Fett, Obi Wan Kenobi e (a oggi, la migliore di tutti) Andor. Dal 4 giugno su Disney+ ne arriva una nuova, si intitola The Acolyte – La seguace.
A differenza di quasi tutto quello che abbiamo visto fin qui, non dovrebbe avere alcun collegamento con la saga degli Skywalker, con Luke, Leia, Anakin/Darth Vader o Han Solo: è ambientata circa un secolo prima degli eventi di La minaccia fantasma, in un passato che non avevamo finora mai visto sullo schermo, di pace e prosperità, sotto il governo dell’Alta Repubblica, e con i cavalieri Jedi più potenti e numerosi che mai. In The Acolyte un gruppo di Jedi – guidati dal maestro Solo, interpretato da Lee Jung-jee (la star coreana diventata celebre come protagonista di Squid Game) – cerca di sciogliere un mistero: una guerriera sconosciuta, che pare in grado di utilizzare la Forza, sembra determinata a uccidere alcuni appartenenti all’ordine. Una forza oscura – anzi, probabilmente, un lato oscuro – sembra profilarsi all’orizzonte…
The Acolyte – La seguace arriva in un momento complicato, sia per Disney sia per Star Wars: da qualche tempo si parla sempre più insistentemente di “fatica da franchise”, dopo che per circa 15 anni tutta Hollywood si è spostata sempre di più verso lo sfruttamento di titoli celebri, trasformati in veri e propri brand (o “proprietà intellettuali”, come vengono chiamati), tra sequel, spinoff, reboot, remake, etc. Disney, che possiede oltre a Star Wars anche i Marvel Studios e la Pixar (tra le altre cose), pare particolarmente in crisi da questo punto di vista (nel 2023 ha avuto un solo vero grande successo, Guardiani della galassia: Vol. 3), essendosi affidata ai franchise quasi interamente; e pure il brand Star Wars soffre di un calo reputazionale, in parte determinato proprio dall’eccessivo e intensivo sfruttamento di questi ultimi anni.
The Acolyte, come dicevamo, cerca almeno in parte di percorrere strade nuove, appunto collocandosi nel passato, esplorando un periodo della Storia della galassia lucasiana che finora non avevamo mai visto. Ha un buon cast di giovani promesse – tra cui le ottime Amandla Stenberg e Dafne Keen – e il cameo di pregio della Carrie-Anne Moss di Matrix. Soprattutto, al timone c’è Leslye Headland, già autrice dell’apprezzata serie Russian Doll, nonché super fan ed esperta del mondo di Star Wars. Saprà riguadagnarsi la fiducia del pubblico? Che la Forza sia con lei.