In un anno e mezzo di Governo la Destra di Giorgia Meloni ci ha sbattuto in faccia una realtà che va ben oltre le aspettative della vigilia. Al potere c’è una classe dirigente che ha un dna autoritario, contornata da servi sciocchi incompetenti e dunque pericolosi.
Nessuno pensa che il fascismo si ripresenti sotto le stesse forme di 100 anni fa, l’obiezione è fin troppo facile, e chi la muove forse sta minimizzando il rischio. Il rischio è che la nostra democrazia sia impoverita e svuotata dall’interno, come avviene oggi in certe democrature guidate da amici della nostra Presidente del Consiglio. Si cambia la Costituzione, si accorcia la briglia alla magistratura, si manganella il dissenso, si intimidiscono gli studenti che occupano le scuole, si cancellano dalla tv di Stato le voci scomode, si riempiono le carceri inventando sempre nuovi reati. Chiamatelo come volete: questo è il crinale che l’Italia di Giorgia Meloni ha imboccato, mentre le opposizioni non trovano la forza per mettersi d’accordo su niente, e chissà come faranno a proporsi come alternativa quando si andrà a votare. Mancano tre anni e mezzo, una vita. Intanto però noi ci siamo, saremo in piazza oggi a Milano uniti e numerosi, come ha detto Antonio Scurati l’altra sera lanciando un appello a esserci. Noi che la parola antifascista l’abbiamo sempre pronunciata con orgoglio, senza mai considerarla superata.
Oggi abbiamo davanti anche un’altra sfida: accogliere nel corteo le donne, gli uomini e i tanti giovani che sfileranno pacificamente contro la guerra a Gaza, perché l’attualità sta a pieno titolo dentro la festa della Liberazione. Quella vicina, come i fascisti al Governo di Roma, e quella poco più in là, enorme, ingiusta, inaccettabile. Se la piazza di oggi saprà essere unita anche nelle differenze, saremo più forti nella Resistenza che ci aspetta.
25 aprile 2024: la nuova Resistenza
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Autore articolo
Lorenza Ghidini