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Le 7 vittime della strage alla centrale di Suviana, la tensione in Medio Oriente e le altre notizie della giornata

strage alla centrale di Suviana ANSA

Il racconto della giornata di venerdì 12 aprile 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. 7 morti, come nel rogo della Thyssenkrupp. Alla centrale di Suviana è stato recuperato il corpo dell’ultimo disperso. Fuori pericolo uno dei feriti, mentre altri 3 restano in condizioni critiche. La risposta iraniana all’attacco israeliano all’ambasciata di Damasco di inizio mese sembra essere imminente e la tensione in Medio Oriente è ai livelli massimi. Elly Schlein ha scritto in una nota di volere un “netto cambio di fase in Puglia” ed Emiliano ha garantito che la sua giunta è all’insegna della legalità.

Chi sono le 7 vittime della strage alla centrale di Suviana

(di Alessandro Principe)

L’ultimo corpo è stato trovato al piano -9 della centrale. È quello di Vincenzo Garzillo, 68 anni, di Napoli. I sommozzatori lo hanno raggiunto vicino alla turbina che è esplosa. Era in pensione da un anno dopo aver lavorato una vita per Enel, ora continuava come consulente esterno, esperto della riattivazione dei macchinari. Un profilo simile a quello della vittima più anziana, Mario Pisani, 73 anni, tarantino. Anche lui per tanti anni dipendente Enel, lavorava ancora, come consulente con la ditta che aveva fondato vicino a Genova. Altre due vittime erano suoi collaboratori che lo avevano seguito per il lavoro nella centrale di Suviana: Pavel Petronel Tavase, 45 anni, romeno da oltre vent’anni residente a Settimo Torinese. Sposato, due figli. E Vincenzo Franchina, il più giovane: 36 anni, originario del messinese, viveva a Genova con la moglie e il figlio di tre mesi. Anche gli altri tre morti erano stati trovati, a 48 ore dal disastro, al piano -9, quello dell’esplosione della turbina. Alessandro D’Andrea, 37 anni, di Pontedera, dipendente di una ditta di Cinisello Balsamo. Adriano Scandellari, 57 anni, di Padova, dipendente diretto di Enel Green Power. Era stato premiato dal presidente della Repubblica con la stella merito del lavoro. Paolo Casiraghi, 59 anni, di Milano, lavorava per una ditta di Sesto San Giovanni. Sono loro le sette vittime della strage di Suviana.

Sette come quelle della Thyssen Krupp del 2007. Le due più pesanti stragi del lavoro in Italia. E poi i binari di Brandizzo, e il supermercato di Firenze. E poi ogni giorno, con una media di tre vittime ogni 24 ore.

Il problema del progressivo svuotamento delle controllate pubbliche

(di Massimo Alberti)

7 morti, come nel rogo della Thyssenkrupp. Alla centrale di Suviana è stato recuperato il corpo dell’ultimo disperso. Fuori pericolo uno dei feriti, mentre altri 3 restano in condizioni critiche. Iniziate le operazioni per mettere in sicurezza la centrale.

In attesa che l’inchiesta porti elementi di chiarezza sulle cause della strage, resta centrale la questione di appalti e subappalti. Il governo ha riproposto il tema della cosiddetta “patente a punti”, ovvero un punteggio che a ciascuna impresa può venir decurtato in caso di violazioni sulla sicurezza. Ma si parte da un’autocertificazione, e resta il problema dei controlli. La strage ha messo in luce un altro problema: il progressivo svuotamento delle controllate pubbliche, che riducono il personale per tagliare i costi ed esternalizzano servizi chiave come, appunto, la manutenzione. Generando poi le catene di appalti.

Tra le vittime della strage di Suviana, due hanno molto colpito l’opinione pubblica. Mario Pisani, 73 anni, Vincenzo Garzillo, 68 anni. Entrambi tecnici superspecializzati ed in pensione che fornivano consulenze private, provenienti proprio da Enel. L’età, ed il fatto che fossero pensionati sono elementi che hanno aperto un immaginario dove sul lavoro, nei cantieri e non solo, si muore ormai ad età dove lavorare dovrebbe essere un ricordo. I dati Inail mostrano un aumento di mortalità oltre i 60 anni. In questo caso però non parliamo di persone costrette ancora a lavorare, da uno stato di povertà o dall’allungamento dell’età di pensione. Il tema è però molto problematico per un altra ragione, legata al disimpegno delle aziende (ex) pubbliche, ed alle catene di appalto.
Le esternalizzazioni fatte nel nome del risparmio dalle (ex) controllate pubbliche, ma anche dai privati, portano in sostanza a bloccare il turnover: non si rimpiazza chi esce, non si formano nuove figure capaci di svolgere quelle mansioni, per tagliare sul costo del lavoro si appalta ai contractors anche la manutenzione, che spesso addirittura per prima si mette fuori dai perimetri aziendali. Nella catena di appalti ciascuno deve prendere la sua fetta, per cui, a cascata, se l’appaltatore va in subappalto, ricorrerà ad una ditta che per avere margine a sua volta taglierà sul costo del lavoro, senza figure specializzate e formate. E per poter fare un intervento ad alta difficoltà, quindi, dovrà ricorrere ad un consulente. E chi di meglio di qualcuno che già conosce l’impianto? E così il cerchio si chiude. Dai giovani che si formano e poi cercano opportunità all’estero, ai consulenti “anziani”: due lati della stessa medaglia di un paese che ha smesso di investire. Tutti guadagnano risparmiando sul lavoro, nessuno forma persone nuove e competenti, in un circolo vizioso. messo in luce in da un dramma fortemente simbolico di come da tempo gira il mondo produttivo italiano.

La tensione in Medio Oriente è ai livelli massimi

La risposta iraniana all’attacco israeliano all’ambasciata di Damasco di inizio mese sembra essere imminente. Dopo diverse minacce lanciate da Teheran nei giorni scorsi, in queste ore la tensione in Medio Oriente è ai livelli massimi. Diversi paesi – dalla Francia all’India, dalla Polonia al Regno Unito – hanno chiesto ai propri cittadini di non viaggiare in Israele, Iran e Libano per paura di un’escalation militare.
La Casa Bianca oggi ha detto che la minaccia è seria e che si sta coordinando con Israele per essere in grado di rispondere a qualunque scenario. La situazione è molto tesa e l’allerta in Israele è massima. Al momento le informazioni che abbiamo restano ancora piuttosto vaghe.
La Casa Bianca ha detto che sta monitorando da vicino la situazione e che la minaccia iraniana è credibile e reale, senza però aggiungere molti altri dettagli. L’allarme più preoccupante oggi l’ha diffuso CBS, citando due ufficiali statunitensi, secondo i quali Israele si sta preparando allo scenario peggiore che potrebbe materializzarsi in poche ore. Secondo le fonti dell’emittente americana, già entro la fine della giornata di oggi, Theran potrebbe attaccare e lo scenario peggiore prefigurato dagli ufficiali prevede più di 100 droni e decine di missili puntati contro obiettivi interni a Israele.
Diversi analisti ritengono che Teheran non abbia interesse a portare il conflitto regionale verso un livello più alto e sarebbe quindi più probabile un attacco su ambasciate israeliane all’estero. Ciò che sembra però essere confermato da tutte le fonti è l’imminenza dell’attacco. Già questa mattina, un altro giornale statunitense, il Wall Street Journal, citando report d’intelligence parlava di un lasso di tempo di 24-48 ore prima della ritorsione iraniana. Il premier israeliano Netanyahu ha convocato un gabinetto di guerra, dopo che il suo ministro della difesa, Gallant, ha incontrato il generale Michael Kurilla capo del Comando centrale Usa, in visita in questi giorni in Israele per coordinare la difesa in caso di attacco. La situazione quindi è molto fluida e potrebbe cambiare già nelle prossime ore.

A Gaza intanto i bombardamenti non si fermano. Un raid aereo oggi ha colpito Gaza City, uccidendo almeno 29 persone tutte della stessa famiglia. Continua poi da qualche giorno un’operazione nel centro della striscia, che sembra avere come obiettivo soprattutto il campo profughi di Nuseirat, che da giorni è oggetto di intensi bombardamenti. La situazione umanitaria peggiora di giorno in giorno. Anche importanti funzionari umanitari statunitensi stanno in queste ore confermando gli allarmi lanciati da tempo da Onu e ONG. Oggi per la prima camion con aiuti umanitari sono entrati dal valico di Erez, nel nord, ma l’ONU ha denunciato che a nessuna delle missioni umanitarie pianificate dalle Nazioni Unite nel nord di Gaza è stato permesso di entrare nella regione oggi.

Schlein chiede a Emiliano un “netto cambio di fase in Puglia”

(di Anna Bredice)

“Nessun azzeramento, completiamo solo i buchi”. È molto sotto tono il rinnovamento della Giunta che ha in mente il Presidente della regione Michele Emiliano. Sotto tono e di basso profilo rispetto alle richieste che arrivano dal partito nazionale e anche da esponenti del Pd regionale. Rinnovamento, azzeramento, Elly Schlein scrive in una nota di volere un “netto cambio di fase in Puglia”, un cambio di fase che evidentemente non può esaurirsi con un semplice rimpasto. Emiliano garantisce che la sua giunta è all’insegna della legalità e quindi non ci sarebbe bisogno di un assessore in più, appunto quello alla legalità che chiede Giuseppe Conte, l’integrità di Emiliano come Pm antimafia non l’ha mai messa in discussione nessuno, tantomeno i Cinque stelle. Le inchieste che hanno toccato o lambito la giunta hanno indebolito fortemente il Pd, in difficoltà a pochi mesi da due elezioni importanti, le amministrative e le europee. La Puglia per Giuseppe Conte è sempre stato un serbatoio di voti, perché pugliese, perché i Cinque Stelle hanno un radicamento in molte province. Nella sua regione potrebbe sostenere con Elly Schlein quella competizione che a livello nazionale vede i Cinque Stelle invece secondi rispetto al Pd. Elly Schlein si è detta irritata dalla gestione di tutta la fase politica, dall’averci messo la faccia la scorsa settimana a difesa di Emiliano mentre Conte stracciava le primarie, e ora sente forse di essere stata tradita. A Roma si chiede un rinnovamento, un azzeramento della giunta. Lo chiedono anche a Bari, lo fa quel Pd più vicino a Sinistra Utaliana, i vendoliani, la sinistra del partito, che vorrebbe appoggiare Laforgia senza nessun timore e senza cercare un terzo nome. L’altro pezzo di partito democratico sostiene ancora per le amministrative del capoluogo pugliese il candidato di Emiliano e di Decaro, Leccese. Lunedì la direzione del Pd regionale, per discutere soprattutto di cosa fare in giunta, coprire i buchi o azzerare?

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