![Ruanda romanzo a fumetti 0](https://www.radiopopolare.it/wp-content/uploads/2024/04/Ruanda-romanzo-a-fumetti-01.jpg)
Ruanda, autunno 2021. Un fuoristrada avanza tra le colline boscose e le piantagioni di tè di Gikongoro, nel sud est del paese. A bordo ci sono il giornalista francese Thomas Zribi e i coniugi Alain e Dafroza Gauthier che sono venuti a fare un lavoro che “non andrebbe fatto”: cercare e raccogliere le testimonianze di sopravvissuti e aguzzini del genocidio dei Tutsi. Delle prove, a carico di diverse persone sospettate di aver partecipato alle mattanze, se non di averle ordinate e supervisionate, prima di rifugiarsi in Francia, dove potrebbero essere processate.
Pubblicato alcuni mesi fa oltralpe, il potente romanzo grafico Rwanda, à la poursuite des génocidaires, riesce a raccontare con estrema delicatezza e dolcezza la tenacia di una coppia di cittadini come tanti che, travolti dalla storia, hanno dedicato più di vent’anni alla ricerca della giustizia. Gli acquerelli digitali, il tratto fine di Damien Roudeau e un notevole lavoro sulle transizioni e il respiro del racconto fluidificano i passaggi tra i diversi piani temporali e ambientazioni della storia.
Dal Ruanda di oggi, dove ogni magnifico paesaggio naturale nasconde orrori indicibili e dove per le strade spuntano le divise colorate di chi è stato condannato per crimini legati al genocidio e di chi ancora aspetta la sentenza, a quello del passato. Evocato dalle parole dei testimoni del genocidio, vittime e carnefici, e da tonalità di seppia che tendono al color fango o ruggine. Come se una patina di pioggia tinta di sangue contaminasse ogni ricordo, compresi quelli legati alla storia coloniale. Ma anche dalle silhouette e dai volti delle vittime che riemergono costantemente come fantasmi sullo sfondo.
Pagina dopo pagina, con un ritmo pacato che lascia ai sopravvissuti il tempo di raccontare le loro storie, si scopre anche il destino di Dafroza e della sua famiglia. Di come, bambina, sfuggì ai massacri del ‘63 rifugiandosi in una chiesa, la stessa al cui interno, nel 94, furono uccisi più di 8000 Tutsi. Di come a 19 anni, nel 73, l’esplosione di nuove violenze la spinse a scappare in Burundi e poi in Francia, dove ritrova e sposa il suo ex professore di francese, Alain. Della sua famiglia rimasta in Ruanda, dopo il 94 non rimangono che due nipoti, sopravvissuti per miracolo. Quando la coppia si rende conto che molti carnefici, si stima tra i 200 e i 400, vivono invece impuniti e tranquilli in Francia, all’impotenza e alla disperazione della superstite subentra il bisogno di agire per ridare una dignità alle vittime attraverso la giustizia.
Nel 2001 la coppia fonda il Collettivo delle Parti Civili per il Ruanda che da allora ha portato davanti ai giudici 6 presunti criminali, a fronte di quasi 40 denunce per genocidio. La lentezza della giustizia francese, il rifiuto sistematico di estradare gli accusati basato sul fatto che la legge ruandese che punisce gli atti di genocidio sia entrata in vigore dopo il 94, il fatto che le indagini pesino sulle spalle di cittadini come loro, anziché sui giudici istruttori, e la difficoltà di trovare le prove necessarie alle condanne, che aumenta con il passare degli anni, sono solo alcuni degli ostacoli che hanno dovuto affrontare. E sono uno dei simboli della difficoltà che ha ancora oggi la Francia ad assumersi le sue pesanti responsabilità nel genocidio.
Rwanda – à la poursuite des génocidaires. Di Thomas Zribi e Damien Roudeau. 184 pagine a colori. Edizioni Steinkis. 24 euro.