Akira Toriyama, autore di Dragon Ball, tra i più noti mangaka giapponesi, è scomparso all’età di 68 anni a causa di un ematoma sub durale acuto. È mancato il primo marzo, ma la notizia è stata diffusa dal suo studio di produzione soltanto oggi.
Nato nel 1955, come molti autori giapponesi della sua generazione, emerse grazie a un concorso per esordienti lanciato dalla Weekly Shonen Jump, una delle riviste a fumetti più vendute del Giappone. Non vinse il primo premio, ma entrò comunque in contatto con l’ambiente editoriale che lo avrebbe reso uno dei più noti mangaka di tutti i tempi.
Il suo primo grande successo arrivò nel 1980 con Dottor Slump, una serie comica che segue le avventure del geniale ed eccentrico scienziato Sembei Norimaki e della sua bimba-androide Arale, a far da sfondo un paese popolato da bizzarri personaggi chiamato Penguin Village. Questo manga, insieme al suo adattamento anime, conquistò il pubblico italiano a partire dal 1983, anno in cui Toriyama venne già inserito nella classifica degli uomini più ricchi del Giappone, a soli tre anni dall’esordio del suo primo successo, appunto dottor Slump.
In quell’occasione l’autore confessò in TV che sarebbe andato avanti ancora un po’ col fumetto, ma che, con i ritmi di produzione che doveva sostenere, non avrebbe avuto materiale ancora per molto tempo. In effetti, solo un anno dopo queste dichiarazioni, la serie Doctor Slump si sarebbe conclusa. Successivamente Toriyoma creò Dragon Ball, un fenomeno mondiale che ha influenzato deicine e decine di disegnatori e ha dato origine a un mercato di merchandising infinito.
La serie introdusse l’iconica mossa di combattimento genkidama, divenuta popolare tra i fan e accompagnata dal classico urlo kamehameha.
Probabilmente non esiste ragazzo al mondo che non abbia provato almeno una volta a fare la “genkidama” su un suo compagno di scuola. Dragon Ball, inizialmente ispirato ai film di Kung fu di Hong Kong, a stralci di buddismo e al classico cinese “Viaggio in Occidente”, amalgama elementi della cultura asiatica orientale con grandi dosi di comicità. Tra gli altri successi di Toriyama c’è anche Dragon Quest, serie di videogiochi di cui ha curato il character design dei protagonisti.
Noi lo salutiamo così come lo avrebbe salutato la sua Arale, la bambina robot ispirata ad astroboy del Maestro Osamu Tezuka, che era solita salutare tutti con una parola di sua invenzione, “んちゃ”(nchya), in italiano tradotto come “ciriciao gente”.
FOTO| Una fotografia in bianco e nero scattata nel maggio 1982 mostra l’artista giapponese di manga Akira Toriyama.