Il racconto della giornata di martedì 27 febbraio 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La destra italiana riflette sulla sconfitta in Sardegna mentre il centrosinistra riconosce la battibilità dell’avversario e la possibilità di un’alleanza Pd-5 Stelle. Nel contesto internazionale, Israele è accusato di “affamare intenzionalmente” i palestinesi nella Striscia di Gaza, mentre i colloqui per una tregua mostrano incertezze nonostante l’ottimismo di Joe Biden. Il Parlamento europeo ha approvato la legge sul ripristino della natura con 329 voti a favore e 275 contrari. L’ok finale del Consiglio Europeo è ora necessario per la conferma definitiva del pilastro del Green Deal Europeo. Un detenuto nel carcere veneziano Santa Maria Maggiore ha denunciato abusi da parte di tre agenti carcerari
La vittoria del centrosinistra non cancella i problemi
(di Luigi Ambrosio)
Due sono gli aspetti positivi della vittoria in Sardegna, per il centrosinistra.
Il primo, è che l’avversario è battibile. Non era scontato, fino a ieri. Il rosicamento di oggi a destra lo dimostra: “è colpa della Lega, no è colpa del candidato sbagliato, ma a livello di liste abbiamo vinto” dicono a destra.
Il secondo elemento positivo è che l’alleanza Pd-5 Stelle può funzionare. Non era scontato.
Insomma, si può fare.
Da qui in poi, però, inizia l’elenco delle incognite e dei problemi.
Il più importante è il perimetro delle alleanze. Se punti a strappare una vittoria di misura alle amministrative, con gli avversari che sbagliano lo sbagliabile, ok. Ma se vuoi vincere le elezioni politiche, devi pensare a una alleanza ampia, che comprenda tutti. E questa oggi sembra una prospettiva davvero lontana. Oggi in parte Calenda ha fatto autocritica. Ma al Nazareno ancora brucia il voltafaccia all’ultimo istante di Calenda nel 2022, e molti non si fidano di lui. E poi, quale terzo polo? Quello dove tutti si odiano a vicenda e tutti insieme odiano, peraltro ampiamente ricambiati, i 5 Stelle? Non sarà semplice mettere insieme mondi e personaggi che non ne vogliono sapere. E poi c’è il Pd che non può certo accontentarsi di vivacchiare al 20%.
“Abbiamo risposto con le matite ai manganelli” ha detto Alessandra Todde dopo aver vinto in Sardegna. Bellissima immagine. La segreteria Schlein ha ottenuto un buon successo in Sardegna. Il lavoro politico per Palazzo Chigi è appena agli inizi.
La prima vera battuta d’arresto per la destra
(di Anna Bredice)
Ci sono volute parecchie ore per assimilare la sconfitta e decidere come reagire, nel primo pomeriggio Giorgia Meloni ha alzato il telefono e si è congratulata con Alessandra Todde. Dopo le battute di scherno nel comizio a Cagliari, Giorgia Meloni sembra cambiare atteggiamento. Una nota congiunta ammette il colpo subito, “una sconfitta, scrivono i tre leader della destra, sulla quale ragioneremo insieme per valutare i possibili errori commessi”. Quelli più gravi sono della Presidente del Consiglio, che ha imposto un suo candidato senza darsi la pena di capire se poteva vincere, convinta che l’onda lunga del suo potere da Roma si trasferisse d’imperio anche in Sardegna. Arroganza, ora dicono in molti, unita a qualcosa che forse ha fatto paura all’elettorato: i manganelli comparsi nelle manifestazioni, che forse hanno portato al voto anche molti astensionisti di sinistra. Fatto sta che ora è obbligatorio cambiare qualcosa, provare a dare più retta agli alleati e cedere qualcosa, più che continuare a prendere potere e posti. Il prossimo appuntamento è tra due settimane in Abruzzo, si ricandida un uomo di Meloni, Marco Marsilio e lei è stata eletta in un collegio all’Aquila, una sconfitta diventerebbe ancora peggio della Sardegna, c’è poi da scegliere il candidato giusto in Basilicata. Qualcosa cambierà, ma anche per Salvini le cose non saranno facili. Certo ora con maggiore forza chiederà la candidatura di Zaia nel Veneto e quindi il sì al terzo mandato. La scorsa settimana il terzo mandato è stato bocciato al Senato, ma Salvini potrebbe riprovarci ancora, la Sardegna è stato un campanello di allarme, contano i candidati vincenti, non il potere personale di Meloni. Per Salvini quel 3.5% ottenuto come voto di lista brucia. Fare il bastian contrario continuamente non porta voti, aumenta solo lo scontento nel partito, soprattutto al Nord. Un giorno prima del voto Zaia ha detto: “preferivo la Lega Nord. Oggi forse ne è ancora più convinto e il posto di capo della Lega potrebbe non essere così sicuro per Matteo Salvini.
Israele sta intenzionalmente affamando i palestinesi
Israele “sta intenzionalmente affamando” i palestinesi nella Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato in un’intervista il relatore speciale dell’Onu per il diritto all’alimentazione. “Privare intenzionalmente le persone del cibo è chiaramente un crimine di guerra – ha detto – Dal mio punto di vista, come esperto di diritti umani delle Nazioni Unite, questa è ora una situazione di genocidio”. Gli aiuti umanitari nelle ultime settimane, secondo l’Unrwa e il World food programm, sono diminuiti di un terzo rispetto ai mesi scorsi e il ministero della salute palestinese ha detto che migliaia di persone potrebbero morire per la grave malnutrizione.
I bombardamenti intanto non si fermano. I morti nella striscia dal 7 ottobre sono quasi 30mila.
Il portavoce del Ministero degli Esteri del Qatar ha detto di essere ottimista riguardo ai colloqui per una tregua a Gaza, e in queste ore l’emiro del Qatar è a Parigi. Oggi è stata inviata ad Hamas una bozza di tregua che prevede una pausa dei combattimenti di 40 giorni, in concomitanza con il mese del Ramadan. Secondo il presidente Usa Joe Biden Israele e Hamas potrebbero raggiungere un accordo di tregua entro la prossima settimana. Ma le due parti non sembrano essere d’accordo.
(di Roberto Festa)
Sono dubbi e reazioni stupite, se non apertamente negative, quelle che Joe Biden si guadagna dopo aver detto che entro il prossimo lunedì dovrebbe entrare in vigore la tregua a Gaza. Il presidente – ormai lo sappiamo – è incline a parlare off script, senza rispettare un copione prefissato. In questo caso, probabilmente, si è lasciato andare a previsioni non solo ottimistiche, ma anche irrealistiche. Come suggerito dal portavoce del ministero degli esteri del Qatar, ancora insolute, prima di arrivare a un accordo, sono diverse questioni, relative al numero di ostaggi e al rango dei prigionieri palestinesi che dovrebbero essere liberati nello scambio. Relative alle porzioni di territorio di Gaza che l’esercito di Gerusalemme dovrebbe abbandonare. Il fatto è che Biden ha fretta, soprattutto per ragioni interne. Oggi si vota per le primarie in Michigan, dove la comunità araba e musulmana minaccia di non votarlo per il suo appoggio incondizionato a Israele. E quindi Biden ha l’assoluta necessità di mostrare a una parte del suo elettorato, non solo quello arabo e musulmano, ma anche ai giovani e agli afro-americani, che la sua strategia funziona e che una tregua è a portata di mano. Quella tregua, al momento, non c’è. E le parti sembrano bloccate sui rispettivi piani e richieste. Ancora ieri, Benjamin Netanyahu diceva a CBS che lo scopo finale dell’azione militare israeliana è la cancellazione di Hamas, e che l’operazione a Rafah si farà Hamas, da parte sua, non è disposta a a trattare sui prigionieri, se Israele non dà garanzie su un suo ritiro. Insomma, le posizioni restano piuttosto lontane, nonostante l’ottimismo di Biden.
Il Parlamento europeo ha approvato la legge sul ripristino della natura
Oggi il Parlamento europeo ha approvato la legge sul ripristino della natura: a favore 329 voti, contrari 275, con il partito popolare europeo che si spaccato e tutti gli eurodeputati italiani della maggioranza di governo che hanno votato contro.
Ora per l’approvazione definitiva di quello che è considerato un pilastro fondamentale del Green Deal Europeo, serve l’ok finale del Consiglio Europeo, con il quale è già stato trovato un accordo politico provvisorio.
Cosa prevede la legge?
(di Sara Milanese)
L’80% degli habitat europei è in cattivo stato; da qui parte la legge proposta nel giugno 2022 dalla commissione europea che propone il recupero a lungo termine della natura danneggiata nelle zone terrestri e marine. Il ripristino di questi habitat serve a Bruxelles anche per raggiungere gli obiettivi in materia di clima e biodiversità.
il testo iniziale di questa Nature restoration law è stato pesantemente rivisto durante il suo iter legislativo, ma quella di oggi resta un’approvazione importante.
entro il 2030 gli Stati membri dovranno ripristinare il buono il 30% degli habitat previsti (che vanno da foreste, praterie e zone umide a fiumi, laghi e mari). Questa percentuale aumenterà poi al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050.
Flessibilità viene garantita ai governi per riumidificare le torbiere, strumento cruciale ed economico per ridurre le emissioni: l’obiettivo è il 50 per cento entro il 2050.
Coperti dalle norme di ripristino anche i terreni agricoli, su cui va dimostrata la crescita di almeno due di 3 indicatori: l’indice delle farfalle comuni, la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche e lo stock di carbonio organico nel suolo minerale delle terre coltivate. Andranno adottate anche misure per aumentare l’avifauna comune, considerato indice di buona salute degli habitat
Destra ed estrema destra europee hanno accusato la legge di rendere più difficile il lavoro degli agricoltori, di imporre la creazione di aree protette e di ostacolare nuovi impianti per le energie rinnovabili. Si tratta però di critiche senza fondamento: la legge non istituisce nessuna area protetta, e non va a bloccare la creazione di nuovi impianti eolici o solari. C’è di più: la riumidificazione delle aree da rispristinare continuerà a essere volontaria per agricoltori e proprietari terrieri privati.
L’accordo finale prevede anche un ‘freno di emergenza’, che permette alla Commissione europea di sospendere gli obiettivi in caso di impatto troppo pesante della legge sui settori agricolo, della pesca e forestale.
Abusi in carcere in Veneto: costole rotte, lesioni alla milza e lividi sul volto di un detenuto
Un detenuto si è suicidato in cella la scorsa notte nel carcere della Dogaia a Prato. L’uomo, 45 anni, di origine nordafricana, era stato trasferito da poco nel penitenziario. Si trovava nella prima sezione del carcere, quella che ospita i detenuti per reati comuni.
Dal Veneto invece arriva un’altra storia di abusi in divisa. Un detenuto ha denunciato di essere stato picchiato in cella dagli agenti del carcere veneziano di Santa Maria Maggiore. Dopo il pestaggio, l’uomo di 23 anni era stato poi trasferito nel penitenziario veronese di Montorio, dove i medici hanno riscontrato le sue gravi condizioni, ordinando per lui il ricovero d’urgenza. Al suo risveglio, il ragazzo ha denunciato tre agenti. Il referto medico parla di costole rotte, lesioni alla milza e lividi sul volto.
Micaela Tosato è la vicepresidente di Sbarre di Zucchero, associazione che si occupa di diritti di detenuti in Veneto.