Daniel Clowes è uno dei più importanti autori del panorama del fumetto alternativo nord-americano, che negli ultimi 30 anni ha influenzato e ispirato profondamente. È a lui che quest’anno è andato uno dei premi più ambiti del festival della Bande Dessinée di Angoulême: la Fauve d’oro. Lo ha vinto con il suo decimo libro, Monica, uscito in Italia per Coconino appena qualche
mese fa e inserito dal New York Times nella lista dei migliori libri del 2023, di cui solo due su cento sono fumetti.
Clowes non pubblicava da sette anni ma torna in libreria con un’opera complessa e stratificata, sia a livello di trama che di stili e di lettering. Monica è infatti la biografia frammentata di una donna americana come tante, oltre che il racconto di epoche diverse, evocate in nove capitoli che sono quasi storie brevi e a sé stanti, pur essendo tutte collegate. Già dalla prima pagina, quella dedicata ai crediti, l’autore preannuncia con un mosaico di vignette che alludono a momenti storici disparati, dalla peste nera alle trincee di Verdun alla bomba su Hiroshima passando da una scena dell’Amleto e un ritratto di Hitler, che quello che ci aspetta è un racconto caotico. Tanto per cominciare, i primi due capitoli non sono dedicati a Monica e ci
vuole un po’ per capire cosa c’entrano due soldati nella giungla vietnamita, rappresentati con i canoni dei war comics patriottici degli anni 50 anche se nell’onore e nella libertà non ci credono più, presi dall’angoscia della guerra, e una studentessa d’arte che scopre il mondo della Beat generation. Come dice la voce narrante che accompagna tutti i racconti, i protagonisti non sono loro ma lei: Monica, appunto. La figlia di quella studentessa e di un padre ignoto di cui si mette in cerca dopo una vita di bassi e alti, iniziata con l’abbandono materno, proseguita con la morte dei nonni adorati e un’inattesa
fortuna da imprenditrice – incarnazione del famoso sogno americano – e quasi finita tra le braccia di un’astrusa setta religiosa dove forse può scoprire qualche indizio ma rischia di perdere tutto.
Le pagine, dense di didascalie narrative e per lo più povere di dialoghi, si succedono mescolando i tanti generi del fumetto nord-americano come i racconti di guerra, i romanzi rosa, l’horror, il crime o il soprannaturale. In parte presenti sin dalle prime pagine, gli elementi disturbanti creati da inserti pop art e dettagli che ricordano il Lynch di Twin Peaks, esplodono in
un racconto che sembra completamente disconnesso dal resto e che mescola elementi dei comics fantasy e horror di Richard Corben a una trama che potrebbe essere quella di un episodio della serie TV fantascientifica degli anni 60, The Twilight Zone. Da quel punto in poi la storia di Monica, che sembra riprendere come prima, assume risvolti sempre più inquietanti e sembra ormai inevitabilmente contaminata da elementi fantastici che rendono la narrazione inaffidabile. Racconto iperstrutturato e sorprendente, Monica si legge quasi a strappi, e Clowes sfrutta sapientemente queste disconnessioni di logica e di stile per
provocare tutta una serie di emozioni e perturbare il lettore fino alla fine, che rimane tutta da interpretare.
Monica. Di Daniel Clowes. Traduzione di Veronica Raimo. 108 pagine a
colori, Coconino Press, 25 euro.