Il racconto della giornata di martedì 6 febbraio 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Questa mattina la presidente Ursula Ursula von der Leyen ha annunciato il ritiro della proposta della Commissione sui pesticidi. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha annunciato che discuterà domani con Israele la risposta di Hamas all’accordo sugli ostaggi. Intanto, dall’inizio del conflitto 439mila delle case che c’erano nella striscia, più di 360mila sono state distrutte o danneggiate dai bombardamenti israeliani. L’ultimo atto del ministro Valditara è una circolare arrivata sulle scrivanie di tutti i presidi con la quale si impone alle scuole di denunciare i danni prodotti dalle occupazioni. In Trentino è stato abbattuto l’orso M90
Trattori, la marcia indietro di Bruxelles non frena la protesta
Oggi è stato il giorno del grande dietrofront di Bruxelles. Questa mattina la presidente Ursula von der Leyen ha annunciato il ritiro della proposta della Commissione sui pesticidi, già bocciata dal parlamento e di fatto in stallo. Non è questa la prima concessione fatta agli agricoltori in protesta, ed è ora da vedere se l’annuncio basterà a spegnere la mobilitazione.
Il servizio di Francesco Giorgini
L’annuncio del ritiro della proposta europea sui pesticidi ha provocato molte reazioni in queste ore. Politiche e delle associazioni che rappresentano gli agricoltori: Coldiretti ha parlato di una decisione che salva il 30% delle produzioni italiane. La Cia, confederazione italiana agricoltori, ha scritto in una nota che è stato scongiurato un disastro. Ma per ora la mobilitazione dei trattori, che non è organizzata da queste sigle, non si ferma. Restano presidi e blocchi in diversi paesi europei, e anche in Italia, dove è stata annunciata una manifestazione a Roma per venerdì. Quante sono, quanto fruttano, come può incidere la decisione annunciata oggi da Bruxelles sulle aziende agricole italiane?
(di Diana Santini)
Le aziende agricole in Italia sono, secondo l’ultimo censimento dell’agricoltura svolto dall’Istat, un milione e trecento33mila e 23. O almeno erano tali al momento della rilevazione, poiché la mortalità delle imprese è altissima: sappiamo infatti che in dieci anni, dal 2010 al 2020, il numero delle imprese agricole in Italia è calato moltissimo, meno 30%. Anche la superficie coltivata è calata: ma molto di meno, appena del 2,5 percento: a chiudere, dunque, sono state le piccole aziende a conduzione familiare, a vantaggio delle grandi che ne hanno rilevato i terreni. E perché chiudono le aziende agricole piccole, nonostante i cospicui sussidi sia a livello europeo che italiano? Innanzitutto perché i sussidi sono distribuiti in modo ineguale: a livello europeo il 20% delle aziende agricole assorbe circa l’80% del denaro stanziato, mentre il restante 80% si divide quel che resta, il 20%: la ragione sta nel fatto che gli aiuti premiano tra le altre cose la meccanizzazione e la digitalizzazione, obiettivi fuori portata per aziende che fatturano lo stretto indispensabile per non chiudere. In Italia, secondo l’ultimo rapporto Rica disponibile, il reddito netto aziendale medio delle imprese agricole è di circa 25mila euro: a pesare sono soprattutto i margini di profitto risicati imposti dalla grande distribuzione e, negli ultimi anni, l’inflazione. Ecco perché le poche migliaia di euro di sussidi procapite distribuiti da Bruxelles, per alcuni, possono fare la differenza tra vivere e morire. A testimoniare la crisi del settore anche i dati sulla distribuzione anagrafica dei conduttori di aziende: più della metà hanno a capo un ultrasessantenne, meno del 5% un trenta-quarantenne.
Circa il 70% degli edifici nella striscia di Gaza sono stati distrutti
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha annunciato che discuterà domani con Israele la risposta di Hamas sull’accordo sugli ostaggi. Blinken – dal Qatar nell’ambito del suo sesto viaggio nella regione dall’inizio del conflitto – ha poi ribadito che è “essenziale” raggiungere l’accordo sugli ostaggi tra Israele e Hamas. Il premier del Qatar poco fa ha annunciato di aver ricevuto “una risposta positiva” da parte di Hamas. Il gruppo palestinese su telegram ha confermato, ma ha insistito sulla richiesta “di un cessate il fuoco totale”. Fonti israeliane, tuttavia, citate dai media israeliani, hanno fatto sapere che anche se Hamas ha detto sì al quadro dell’accordo, ha posto condizioni impossibili da accettare e che i combattimenti non cesseranno.
Oggi, poi, il New York times ha fatto sapere che secondo l’esercito israeliano, almeno 32 degli ostaggi israeliani ancora imprigionati nella striscia di Gaza – un quinto dei 136 ancora nelle mani di Hamas – sono morti. Sarebbero poi in corso ulteriori verifiche su notizie di intelligence secondo cui almeno altri 20 ostaggi sarebbero stati uccisi.
A Gaza intanto i bombardamenti non si fermano. Nelle ultime 24 ore 107 persone sono state uccise e i raid israeliani continuano a colpire da nord a sud. In quasi quattro mesi di conflitto, circa il 70% degli edifici nella striscia sono stati distrutti.
(di Martina Stefanoni)
A fine dicembre, un articolo del Wall Street Journal basato su dati, informazioni d’intelligence e immagini satellitari, paragonava la distruzione della striscia di Gaza ai grandi conflitti della storia moderna: raramente è stato visto qualcosa del genere. Delle 439mila case che c’erano nella striscia, più di 360mila sono state distrutte o danneggiate. Il 70%. Interi quartieri, da nord a sud, sono stati distrutti, chiese e moschee spazzate via, scuole, università e ospedali rese inutilizzabili. La distruzione, partita dal nord e concentratasi soprattutto a Gaza City, nelle ultime settimane si è spostata gradualmente verso sud, distruggendo prima Deir el Balah, nel centro, poi Khan Younis e ora – e questo è evidente dalle mappe – Rafah. Una distruzione che, secondo gli esperti, supera di gran lunga quella di Aleppo in Siria, o di Mariupol in Ucraina, o di Dresda in Germania durante la seconda guerra mondiale. Ci sono aree, nel nord, dove arriva all’84% degli edifici.
Alla distruzione fatta dalle bombe, si aggiunge la demolizione controllata che da mesi avviene nelle aree vicino al confine israeliano. Il New York Times ne ha documentate almeno 33. L’obiettivo è creare una “ zona cuscinetto” di sicurezza all’interno di Gaza, per rendere più difficile per Hamas lanciare attacchi transfrontalieri. La distruzione è così ampia, che il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla casa ha parlato più volte di “domicidio” chiedendo che venga considerato un crimine contro l’umanità, per l’impatto non solo materiale ma anche psicologico che la distruzione di una casa ha su una persona, una famiglia, una comunità.
Una devastazione così ampia fa sì che per i palestinesi di Gaza non solo sia impossibile restare, ma anche tornare. Per questo l’enorme tendopoli di Rafah si allarga giorno dopo giorno e più della metà dell’intera popolazione della striscia vive qui, senza acqua, senza cibo, senza e senza la speranza di poter un giorno tornare a casa.
Punizioni, cinque in condotta e studenti trattati come bambini, il disegno di legge del ministro Valditara
(di Anna Bredice)
L’ultimo atto del ministro Valditara è una circolare arrivata sulle scrivanie di tutti i presidi con la quale si impone alle scuole di denunciare i danni prodotti dalle occupazioni, denunciando quindi gli alunni e chiedendo alle famiglie degli studenti che hanno occupato di pagare e risarcire tutto. È una prassi che solitamente le scuole già eseguono, anche se per ricoprire i danni vengono utilizzati i fondi dei contributi dati da tutti gli studenti all’inizio dell’anno scolastico. Ora cambiano le regole e la direzione è quella che si vede già nel disegno di legge che da domani comincerà ad essere esaminato in commissione al Senato. Una legge punitiva nei confronti degli studenti, che verranno penalizzati con un voto in condotta che potrà portare alla bocciatura, il famoso cinque in comportamento, che farà media per tutto l’anno e non solo per un quadrimestre. Anche per la scuola primaria tornerà il voto in decimali. Una visione punitiva che non sa dividere contesti e episodi diversi tra loro, perché c’è il voto in condotta per atti di bullismo, di offese e insulti nei confronti degli insegnanti, che tra l’altro avrebbero bisogno oltre che del voto di un aiuto diverso, un sostegno più ampio da parte di psicologi e altre figure di riferimento per la prevenzione di questi gesti, gli insegnanti sono spesso lasciati solo, e poi ci sono le occupazioni, che sono scelte politiche degli studenti, per contestare e chiedere cambiamenti nelle loro scuole, dalle aule, alle palestre, alla didattica. Provvedimenti quindi solo disciplinari come quelli che sono già avvenuti nelle scuole a fine dicembre con il cinque in condotta nel primo quadrimestre e lavori socialmente utili per gli studenti, prima ancora che la legge sia approvata, automatici e burocratici. Per le opposizioni in Parlamento si tratta di scelte sbagliate, che non valorizzano né l’autonomia delle singole scuole anche nella valutazione degli alunni, né la prevenzione necessaria per intervenire sul disagio degli studenti.
In Trentino è stato abbattuto un orso
Si tratta dell’orso denominato M90. A eseguire l’esecuzione è stata una squadra del Corpo forestale trentino, che è entrata in azione in una zona di montagna della Bassa Val di Sole. A darne notizia è stata la provincia autonoma di Trento, dopo il decreto firmato dal presidente Fugatti che ha dato il via libera all’abbattimento. La decisione è stata presa dopo che lo scorso 28 gennaio l’orso aveva seguito una coppia in Val di Sole. Nel decreto si legge che a quasi 5 mesi dall’inizio del monitoraggio sull’animale con azioni di dissuasione, l’orso è rimasto attivo e con atteggiamento pericoloso anche durante i mesi invernali.
Massimo Vitturi della Lav.