È come dopo un terremoto, solo che le macerie ancora non si vedono. Le inchieste della Procura di Milano sull’urbanistica cittadina sono destinate a segnare profondamente tutta la seconda metà del mandato della giunta Sala e conseguentemente del centrosinistra che deve decidere chi candidare, e con quale progetto politico, alle comunali del 2027.
Le inchieste giudiziarie faranno il loro corso, ma gli aspetti politici di queste vicende sono piuttosto chiari, e non da ora. Da anni uno spettro si aggira per la città, la domanda: “ma quanti palazzi stanno costruendo?”. L’accusa dei magistrati è che alcune di quelle torri siano frutto di abusi edilizi: grattacieli fatti passare per ristrutturazioni. L’amministrazione comunale dice che è stato fatto tutto seguendo le regole, che sull’urbanistica sono un groviglio di norme, leggi, aggiornamenti, circolari sedimentate negli anni. Per non far incappare in errore i dipendenti che materialmente firmano le pratiche, c’è bisogno di una linea interpretativa chiara di quelle norme e di una linea politica definita sullo sviluppo della città. La linea politica delle giunte di centrosinistra che governano Milano dal 2011 – in particolare dopo Expo 2015 – è stata di sostanziale laissez faire a beneficio dei costruttori. Milano è stata definita in questi anni “un luna park per costruttori” perché le autorizzazioni a costruire sono arrivate facili e molto redditizie per gli investitori del mattone, anche grazie al maxi regalo fatto dal 2010 sugli oneri di urbanizzazione mai aggiornati. Una vicenda finita con un esposto alla Corte dei Conti per un presunto danno erariale – mancati soldi incassati dal Comune – per 100 milioni di euro. Oggi, dopo gli anni della pax di Expo, la Procura torna a indagare su faccende che hanno a che fare con l’amministrazione pubblica milanese. Sotto indagine ci sono poco più di una dozzina di dipendenti comunali tra ufficio urbanistica e commissione paesaggistica; il sindaco Sala ha giustamente garantito che l’amministrazione coprirà le spese legali e metterà in campo un pool di avvocati neo assunti per difendere i dipendenti comunali. Non possono però diventare loro il capro espiatorio di questa vicenda, perché la questione è anzitutto politica prima che giudiziaria. È la politica ad aver ideato questo “modello Milano” fatto di palazzi che spuntano come funghi; è la politica che ha deciso – per fare un esempio – che in via Crescenzago il progetto di costruire palazzi di edilizia residenziale sociale e laboratori di quartiere dovesse essere accantonato per lasciare spazio a nuovi grattacieli; è la politica ad aver dato il via libera a demolizioni di edifici bassi a beneficio di torri alte il doppio o il triplo rispetto alle costruzioni precedenti. Prima che i giudici dicano se si tratta di abusi edilizi o meno, il centrosinistra a Palazzo Marino dovrebbe dire se questo è ancora il “modello Milano” del futuro, oppure no. Se i prossimi anni saranno ancora all’insegna del cemento verticale in ogni metro cubo disponibile, oppure no. La riscrittura del Pgt che verrà fatta nei prossimi mesi sarà un primo banco di prova. Anche per non lasciarci con la sibillina sensazione che a governare la città siano i dipendenti dell’ufficio urbanistica. Altrimenti, alle prossime elezioni, votiamo direttamente loro.