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Gli abitanti delle case Aler chiusi in gabbia

Gli abitanti delle case Aler chiusi in gabbia

“Ci hanno messo in gabbia e non ho capito perché”. La signora Antonia abita da quasi 50 anni in un alloggio Aler al civico 30-bis di via Lulli, a pochi passi da piazzale Loreto. Ha una pensione di invalidità al 100 percento e per uscire di casa, da giorni, è costretta a salire e scendere dei gradini che prima poteva facilmente evitare. Con l’intenzione di chiudere i cortili al passaggio di persone esterne, Aler ha fissato delle inferriate che, di fatto, isolano gli abitanti di tre scale di questo caseggiato e rendono la vita impossibile a chi, come Antonia, riesce a muoversi solo accompagnata e con l’aiuto delle stampelle.

Un semplicissimo cancello, non chissà quale accorgimento, sarebbe già stato sufficiente a
risparmiare qualche problema. Dai racconti di altri inquilini di questo stabile, le nuove inferriate sembrano aver messo in difficoltà diverse altre persone.

In questo modo, diventa più difficile anche la distribuzione dei pacchi alimentari di Mutuo Soccorso Milano, che qui da oltre tre anni, dai momenti peggiori della pandemia, ogni sabato dà un sostegno a chi ha più bisogno. Gianfranco è un volontario di Mutuo Soccorso Milano:

Ci sono complessi di case popolari che il loro disagio sembrano quasi gridarlo: mucchi di immondizia in ogni dove, rifiuti ingombranti, incendi che hanno conseguenze più o meno disastrose. Per incontrare un tale livello di abbandono, a Milano, non occorre andare nelle periferie più lontane. Il caseggiato di via Lulli, così vicino al traffico di piazzale Loreto e alle vetrine di corso Buenos Aires, sembra lì a dimostrarlo: gli edifici e gli alloggi invecchiano silenziosamente insieme ai loro inquilini.

Gli abitanti delle case Aler chiusi in gabbia

Solo tra l’autunno e l’estate scorsi, i sottotetti di via Porpora 43 e di via Lulli 30 erano andati a fuoco, una scala del civico 47 era crollata. Diciannove famiglie sono state costrette a lasciare le loro case. Non ci torneranno più, gliene sono state assegnate altre. L’assessore regionale alla Casa, Paolo Franco, era venuto di persona a vedere i danni: “Siamo venuti a verificare dove saranno realizzati gli interventi che consentiranno di evitare che questi edifici siano visitati da sconosciuti, riorganizzando in particolare l’accessibilità” aveva aggiunto. Con la promessa di un investimento da quasi un milione di euro aveva detto: “I condomini potranno trovare presto una maggiore qualità dell’abitare”. A quanto pare quella che si può provare a vivere in una gabbia.

  • Autore articolo
    Luca Parena
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