Il racconto della giornata di sabato 9 dicembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30.Sono 133 i morti palestinesi nelle ultime 24 ore di bombardamenti su Gaza da parte dell’esercito israeliano. La conta delle vittime viene fatta dalle autorità sanitarie della Striscia sulla base del numero di cadaveri che giungono negli ospedali. Il ministro dell’Istruzione Valditara ha fatto una clamorosa marcia indietro: stop alla nomina delle tre garanti del progetto di educazione alle relazioni nelle scuole. L’incendio all’ospedale di Tivoli. Il pm che sta indagando per omicidio e incendio colposi ha detto che le fiamme sembra siano partite dall’esterno dell’ospedale, dalla zona del cortile dove vengono stoccati i rifiuti speciali. Le fiamme si sono poi propagate all’interrato fino al pronto soccorso, con il fumo che ha invaso la struttura. Tre pazienti ricoverati sono morti intossicati. Escluso il dolo, l’indagine deve capire le cause e se i sistemi anti incendio fossero operativi ed efficaci oppure se la tragedia fosse evitabile.
La conta delle vittime a Gaza: i morti palestinesi sono 133
(di Raffaele Liguori)
Sono 133 i morti palestinesi nelle ultime 24 ore di bombardamenti su Gaza da parte dell’esercito israeliano.
La conta delle vittime viene fatta dalle autorità sanitarie della Striscia sulla base del numero di cadaveri che giungono negli ospedali. Il principale ospedale del centro di Gaza, a Deir al-Balah, ha ricevuto oggi 71 corpi, mentre 62 corpi sono stati portati all’ospedale Nasser, nella principale città meridionale di Khan Younis. Drammatica la testimonianza di una dottoressa di Medici Senza Frontiere a Gaza: “Sono stati due mesi di giorni e notti terrificanti. Mi dispiace dirlo – ha aggiunto – ma quelli che sono morti nei primi giorni sono stati fortunati perché non hanno visto tutto questo”.
Uno studio pubblicato oggi sul quotidiano israeliano Haaretz racconta che a Gaza nelle ultime tre settimane c’è stata la percentuale più alta di vittime civili sul totale dei morti, il 61%, un numero superiore anche alle guerre del secolo scorso. Valentine Lomellini, storica delle relazioni internazionali all’Università di Padova
Davide Frattini, giornalista del Corriere della Sera, è entrato all’interno di Gaza, al seguito delle truppe israeliane, dal nord della Striscia, dal valico di Eretz
Per gli Stati Uniti non è ancora il momento di abbandonare Netanyahu
(di Emanuele Valenti)
Nemmeno le immagini dei palestinesi denudati, seduti a terra, molti con le mani legate, e arrestati dall’esercito israeliano hanno fatto cambiare idea al governo americano. Non è ancora arrivato il momento di abbandonare Netanyahu.
Eppure negli ultimi giorni l’amministrazione Biden aveva irrigidito i toni delle sue dichiarazioni ufficiali rivolte a Israele. Lo ha fatto Blinken – sulla protezione dei civili a Gaza c’è troppa differenza tra quello che Israele dice e fa – e lo ha fatto il capo del Pentagono, Austin – se non si protegge la popolazione civile si rischia di trasformare una vittoria tattica in una sconfitta strategica.
Eppure al momento di chiedere una tregua per fermare il dramma per oltre due milioni di persone – che vivono ormai in condizioni disperate – l’amministrazione Biden è rimasta ferma sulla sua posizione e sulla necessità di sconfiggere Hamas. La stessa posizione di Netanyahu.
In realtà la posizione non è proprio la stessa e anche il segretario generale dell’ONU, Guterres, che aveva chiesto la convocazione del Consiglio di Sicurezza e che prima del voto aveva detto “la storia ci sta guardando”, lo sa bene. E con ogni probabilità immaginava anche l’ennesimo veto americano. Il suo obiettivo è forse un altro: far crescere la pressione internazionale sugli Stati Uniti, aumentare l’isolamento di Washington, e ridurre quella finestra temporale che Stati Uniti e Gran Bretagna hanno per così dire concesso a Netanyahu per poter dire di aver sconfitto Hamas. Il governo israeliano preferirebbe che le Nazioni Unite non ci fossero, ma per la Casa Bianca gli appelli per una tregua, anche attraverso l’Onu, potrebbero presto diventare troppo forti per essere ancora ignorati.
La marcia indietro del ministro dell’Istruzione Valditara
Il ministro dell’Istruzione Valditara ha fatto una clamorosa marcia indietro: stop alla nomina delle tre garanti del progetto di educazione alle relazioni nelle scuole. La notizia è di poco fa e arriva dopo il fuoco di fila della destra contro la nomina di Paola Concia, storica attivista Lgbt ed ex deputata del Pd.
“Dal momento che la scuola italiana ha bisogno di serenità e non di polemiche, ho deciso di non attivare l’incarico di garanti del progetto ‘Educazione alle relazioni’ a suor Monia Alfieri, Paola Concia e Paola Zerman”: così la nota di Valditara.
Come avete sentito parla di “polemiche”, ma in realtà si è trattato di una vera e propria levata di scudi contro Paola Concia da parte delle Lega e di fratelli d’Italia. Nessuno aveva messo in discussione le altre due nominate, una suora e una ex candidata del “popolo della famiglia”.
“Credevo che il femminicidio di Giulia avesse tracciato uno spartiacque – sono le parole di Anna Paola Concia – invece vedo che prevalgono ancora quei settori estremisti dell’associazionismo e della politica che si sono mobilitati per sabotare la possibilità stessa di un confronto super partes”.
Gli integralisti cattolici di Pro Vita e famiglia hanno fatto sapere oggi che avevano raccolto 30mila firme contro la nomina di Concia e si sono congratulati con il Ministro per la marcia indietro.
Oggi tutti i canali con l’acqua verde: “Il governo parla, la Terra affonda”
Il Canal Grande a Venezia, il Tevere a Roma, il Po a Torino, il Naviglio Grande a Milano: tutti con l’acqua verde oggi, per l’azione del gruppo ambientalista Exthition Rebellion. Nell’acqua è stata buttata fluoresceina sodica – un colorante del tutto innocuo – che ha tinto le acque di un verde brillante, mentre attivisti affiggevano striscioni con scritto: “Il governo parla, la Terra affonda”, e con riferimenti alla Cop 28. Per l’organizzazione la conferenza dell’Onu è destinata al fallimento per gli interessi troppo forti dell’industria del fossile – gas e petrolio – e per i governi che ne subiscono la pressione. Ma ogni occasione persa per invertire la rotta – dicono – è un passo verso la catastrofe ambientale
E’ stata approvata la prima legge europea sull’intelligenza artificiale
E’ stata approvata la prima legge europea sull’intelligenza artificiale. Ed è la prima normativa a livello globale sul tema. Un tema delicato che tocca anche i diritti mettendoli potenzialmente a rischio, basti pensare ai possibili utilizzi dell’intelligenza artificiale per il controllo pubblico. I commenti di queste ore sono parziali perché non conosciamo ancora esattamente tutte le norme approvate. Abbiamo un primo commento a Marco Schiaffino, nostro collaboratore, autore e conduttore di Doppio Click