Il racconto della giornata di mercoledì 6 dicembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Questa sera, in un messaggio video, Netanyahu ha affermato che i militari israeliani hanno circondato la casa del leader di Hamas, Sinwar. Sempre più drammatica, la situazione umanitaria. “Il Congresso deve approvare i nuovi fondi all’Ucraina entro Natale” ha ribadito oggi Joe Biden; il voto resta incerto perché l’ala repubblicana più vicina a Trump è contraria. In numeri assoluti, a vivere in condizione di povertà nei quaranta paesi più ricchi del mondo (dati del 2021), sono circa 69 milioni di minori; il nostro paese si piazza al 34esimo posto. Stellantis e il Governo promettono un milione di veicoli prodotti in Italia e 6 miliardi di investimenti pubblici per rilanciare l’automotive.
Netanyahu afferma che l’esercito israeliano ha circondato la casa del leader di Hamas
I bombardamenti e i combattimenti a Gaza probabilmente non sono mai stati così intensi come in queste ore. L’esercito israeliano sta cercando di colpire i principali centri logistici di Hamas. Questa sera, in un messaggio video, Netanyahu ha detto che i militari israeliani hanno circondato la casa del leader di Hamas, Sinwar. Sempre più drammatica, la situazione umanitaria.
(Emanuele Valenti)
Le parole di Netanyahu questa sera ci ricordano l’obiettivo di Israele: eliminare completamente Hamas. La casa di Sinwar, che sarà sicuramente da un’altra parte, è a Khan Yunis nel sud di Gaza, uno dei luoghi dove i bombardamenti e l’operazione di terra da parte di Israele si sono intensificati in maniera esponenziale in queste ultime ore. Gli altri luoghi sono Gaza City e Jabalia nel nord, perché nonostante tutto i militari israeliani non hanno ancora il totale controllo del nord della Striscia. Controllerebbero tra il 60 e il 70% del territorio. L’obiettivo di questo momento è colpire i leader, uccidere i comandanti di Hamas. Israele ha ormai quasi il totale controllo della strada che va dal nord al sud di Gaza.
Gli ultimi dati sulle vittime, da parte delle autorità locali, sono di 74 morti nella zona centrale della Striscia nelle ultime 24 ore e di 16248 morti dall’inizio del conflitto. 600mila persone nel sud di Gaza avrebbero ricevuto un ordine di evacuazione – l’80% della popolazione totale di Gaza è fatta di profughi interni – ma le agenzie umanitarie hanno ricordato come in sostanza non ci siano posti sicuri. Chi può, chi ha deciso di muoversi, spesso non per la prima volta, sta andando a Rafah, a ridosso del confine con l’Egitto.
Una situazione umanitaria drammatica. Non ci sono nemmeno più parole per descriverla
(Emanuele Valenti)
A dare il senso del punto molto basso a cui siamo arrivati la decisione del segretario generale dell’ONU, Guterres, che per la prima volta ha fatto ricorso all’articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite e ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di valutare con urgenza la situazione a Gaza: ormai è completamente saltato l’ordine pubblico con rischi per la stabilità di tutta la regione. Prima di lui le agenzie ONU avevano già fatto sapere come fosse possibile consegnare i pochi aiuti umanitari disponibili solo a Rafah, quindi a ridosso del confine egiziano. E prima ancora il responsabile per i diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Turk, aveva parlato di crimini atroci a Gaza.
Un’altra fotografia per dare il senso di quello che sta succedendo: le autorità sanitarie locali hanno detto che nell’ospedale di Kamal Adwan, vicino a Jabalia, nel nord, ci sono 100 cadaveri che non possono essere seppelliti perché non si può andare all’esterno dell’edificio.
Sull’entità della risposta israeliana all’attacco di Hamas del 7 ottobre abbiamo chiesto un parere a Gad Lerner:
Kiev attende il voto del Congresso americano
Sono ore di attesa a Kiev per capire se il Congresso americano confermerà gli aiuti economici e militari all’Ucraina. “Il Congresso deve approvare i nuovi fondi all’Ucraina entro Natale. È incredibile che siamo arrivati a questo punto” ha ribadito oggi Joe Biden dalla Casa Bianca. Il voto resta incerto perché l’ala repubblicana più vicina a Trump è contraria.
Sul fronte opposto oggi Vladmir Putin, nonostante le sanzioni occidentali e le limitazioni ai viaggi all’estero per il mandato di arresto della Corte Penale Internazionale, è andato prima negli Emirati Arabi Uniti e poi in Arabia Saudita, mentre domani a Mosca incontrerà il presidente Iraniano Raisi. Una prova di forza per dire all’occidente che Mosca non è isolata.
Ascoltiamo l’analisi di Gianluca Pastori docente di relazioni internazionale all’Università cattolica di Milano
In Italia più di un minore su quattro vive in povertà
(di Alessandro Braga)
In numeri assoluti, a vivere in condizione di povertà nei quaranta paesi più ricchi del mondo (dati del 2021), sono circa 69 milioni di minori. Un numero impressionante che, se viene declinato a livello italiano, è ancor peggiore. Il nostro paese si piazza al 34esimo posto, bassa classifica. Vuol dire che, numeri alla mano, più di un minore su quattro vive in condizione di povertà relativa legata al reddito. Se si guarda alle differenze tra le varie zone dell’Italia, nel Sud e nelle isole la percentuale arriva al 46,6%, quasi uno su due. Ancora, quasi il 5% di chi ha meno di 16 anni viveva nel 2021 in famiglie che non erano in grado di procurare cibo necessario per un normale regime alimentare. Se si spulciano i dati relativi ai minori di cittadinanza straniera, le percentuali praticamente raddoppiano, con picchi nel Meridione dell’89%. A preoccupare ancor di più, il fatto che il miglioramento delle condizioni tra il periodo 2012-2014 e quello del 2019-2021 è stato al di sotto dell’1%. Significa che non solo l’Italia ha compiuto ben pochi progressi verso l’eliminazione della povertà minorile, ma che la povertà in Italia è spesso di natura persistente. E, piccolo appunto politico, anche se il rapporto non cita esplicitamente il reddito di cittadinanza (cancellato dal governo Meloni), si sottolinea come “senza trasferimenti monetari la povertà minorile in Italia nel 2021 avrebbe raggiunto il 35,9%”.
Stellantis e il Governo promettono il rilancio, i sindacati chiedono garanzie
Un milione di veicoli prodotti in Italia e 6 miliardi di investimenti pubblici. Sono le promesse di Stellantis e del Governo Italiano per rilanciare l’automotive in Italia. Cifre e annunci arrivati al termine del tavolo di confronto convocato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. I sindacati, Fiom, Fim e Uilm, presenti al tavolo con diverse sfumature giudicano positivo l’avvio del confronto ma chiedono garanzie: “vogliano verificare gli investimenti di Stellantis dal momento che dal 2014 ad oggi abbiamo perso più 11.500 lavoratori”.
Samuele Lodi, responsabile automotive Fiom Nazionale: