Il racconto della giornata di venerdì 10 novembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il sistema sanitario di Gaza ha raggiunto il “punto di non ritorno”, parola del Comitato della Croce Rossa Internazionale, secondo il quale gli ospedali sono “sovraccaricati, con rifornimenti ridotti e sempre più insicuri”. Oggi la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha strizzato l’occhio agli artigiani e alle piccole e medie imprese italiane: “Noi combattiamo l’evasione fiscale, quella vera, non quella presunta”. Matteo Salvini, invece, è tornato ad attaccare i sindacati e gli scioperi in programma, arrivando a parlare di precettazione. Domani a Roma le opposizioni guidate dal Partito Democratico scenderanno in piazza contro la legge di bilancio del governo di destra e la riforma del premierato. Il Tribunale di Roma ha condannato Rete Ferroviaria Italiana a risarcire la famiglia dell’operaio pavese Francesco Maria Cairo morto a causa di un mesotelioma pleurico, il tumore causato dall’esposizione ad amianto.
I bombardamenti di Israele sugli ospedali di Gaza e la ricerca di Yahya Sinwar
Il sistema sanitario di Gaza ha raggiunto il “punto di non ritorno”. Lo dice il Comitato della Croce Rossa Internazionale, secondo il quale gli ospedali sono “sovraccaricati, con rifornimenti ridotti e sempre più insicuri”. Condizioni che “mettono a rischio la vita di migliaia di feriti, malati e sfollati”. Gli ospedali, in queste ore, sono al centro dei combattimenti. In particolare l’opedale di Al Shifa, il più grande di Gaza City, che è stato colpito 5 volte in meno di 24 ore.
(di Martina Stefanoni)
Sono principalmente tre gli ospedali oggetto del fuoco israeliano in queste ore: Al Shifa, Al Quds, e al Rantisi. L’ospedale di Al Shifa è il più problematico in questo momento anche perché al suo interno ci sono ancora migliaia di pazienti, medici e sfollati. Combattimenti sono in corso anche intorno all’ospedale Al Quds, dove secondo fonti sul posto cecchini israeliani avrebbero sparato sulla folla, uccidendo almeno una persone e ferendone diverse altre. Secondo l’esercito israeliano nei sotterranei di al Shifa si nasconderebbe il leader di Hamas nella striscia di Gaza, Yahya Sinwar. Una dichiarazione che è stata smentita dal direttore dell’ospedale che l’ha definita “una bugia assoluta”. È ormai noto che Hamas utilizzi strutture civili per nascondere le proprie basi, ma non si hanno informazioni verificate su quante e quali siano queste strutture. In questi giorni l’esercito israeliano ha più volte identificato Yahya Sinwar, il ricercato numero uno di Hamas, e così giustifica gli attacchi su Al Shifa. Ma chi è Yayha Sinwar? Lo abbiamo chiesto a Francesca Borri, specialista di Hamas e jihadisti per uno dei principali giornali israeliani, e una delle poche giornaliste ad aver incontrato e intervistato Sinwar:
Intanto migliaia di palestinesi continuano a lasciare il nord della Striscia di Gaza nelle finestre temporali che ormai quotidianamente Israele sta concedendo per le evacuazioni. Giovedì sera l’esercito israeliano aveva assicurato che avrebbe garantito delle pause dai combattimenti durante le evacuazioni, ogni giorno per 4 ore: per ora non è successo.
Oggi il numero dei morti nella striscia di Gaza è salito a 11mila. Anche il Segretario di Stato americano Antony Blinken, ha detto che i morti palestinesi “sono fin troppi” e che ciò che sta facendo Israele per evitarli è troppo poco, chiedendo altre e più lunghe pause umanitarie.
Diverse ong americane, oggi, hanno chiesto la fine dei bombardamenti sugli ospedali. Secondo l’ong “Medici per i diritti umani”, “l’uso militare delle strutture sanitarie da parte di qualsiasi parte costituisce una violazione del diritto internazionale”, ma bisogna assicurare la sicurezza di medici e pazienti. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha detto che sia Hamas che Israele hanno commesso crimini di guerra da quando è scoppiato il conflitto il mese scorso. Sentiamo Chantal Meloni, professoressa di diritto penale internazionale, all’Università Statale di Milano:
Le opposizioni scendono in piazza a Roma
(di Anna Bredice)
Con una manovra economica che è già in Parlamento, ma che è continuamente svuotata da quel poco e di scarso peso di cui era già fatta, tutte le opposizioni, ad esclusione dell’ex Terzo polo, si ritroveranno in piazza a Roma domani pomeriggio. A lanciare la mobilitazione è stato il Partito Democratico, ma domani ad ascoltare Elly Schlein ci saranno Conte, Bonelli e Fratoianni. L’obiettivo è quello di mostrare in maniera pubblica la volontà di affrontare insieme, magari con una battaglia con emendamenti congiunti in Parlamento, la legge di bilancio del governo di destra e la riforma del premierato. Eppure da giorni i quotidiani della destra, ma anche quelli più legati a Renzi, non fanno altro che parlare delle bandiere israeliane e quelle palestinesi, della paura di slogan pro Hamas e bandiere bruciate, allarmi così ripetuti che sembrano celare quasi la volontà che accada, perché a quel punto si parlerebbe solo di questo. Nel comunicato del Pd che annuncia il numero di pullman e treni in partenza non c’è nessun accenno ad un intervento dal palco sulla guerra in Medio Oriente, ma molti esponenti del partito annunciando la loro presenza e gli obiettivi della piazza citano la pace. Elly Schlein ha chiesto che in Piazza del Popolo ci siano le bandiere del Pd e quelle della pace, proprio per evitare tensioni. Ripeterà dal palco ciò che ha già detto sul conflitto in corso, l’esigenza di un cessate il fuoco umanitario che al momento mette d’accordo tutto il partito. Ma gli interventi che si alterneranno saranno tutti concentrati sulla situazione sociale ed economica, i tagli alla spesa sanitaria, alla scuola, gli operai in sciopero. Non ci sarà la Cgil, sarà solo la piazza dei partiti, del Pd per primo che da anni non fa più manifestazioni anche perché è stato al governo per molto tempo. In Piazza del Popolo sarà il ritorno anche di Elly Schlein, lì dove più di un anno fa era iniziato tutto, con quello slogan che riprendeva quello di Giorgia Meloni, che lancio la sua candidatura e la sfida alla presidente del Consiglio.
Salvini torna all’attacco dei sindacati e minaccia la precettazione
Matteo Salvini ancora una volta contro i sindacati. “Non possono esserci scioperi di 24 ore”, ha detto oggi il leader della Lega, parlando dello sciopero del 17 novembre. “Se i sindacati accetteranno di contingentare lo sciopero bene – ha poi aggiunto – altrimenti c’è lo strumento della precettazione”. Questa la risposta di Stefano Malorgio, segretario generale della Filt-Cgil:
Il chiaro messaggio di Meloni ad artigiani e piccole e medie imprese
(di Alessandro Braga)
Non poteva esserci occasione più ghiotta per Giorgia Meloni dell’assemblea nazionale degli artigiani per strizzare l’occhio a una platea tradizionalmente amica della destra, e nei confronti della quale esiste da sempre una competizione tra gli attuali alleati di governo per accaparrarsi i loro voti. E la Presidente del Consiglio non se l’è fatta scappare. “Noi combattiamo l’evasione fiscale, quella vera, non quella presunta”, ha detto. Insomma, artigiani e piccole e medie imprese, “voi siete l’ossatura della nostra nazione”, e noi (inteso il governo) non abbiamo intenzione “di disturbare chi vuole fare, chi si rimbocca le maniche”. Niente di nuovo, per chi, qualche mese fa, aveva definito le tasse per i piccoli commercianti “pizzo di stato”. Promettere di abbassare le tasse, o di avere un atteggiamento lasco nei confronti di chi non le paga, è da sempre un cavallo di battaglia della destra, che quando era all’opposizione sbraitava continuamente contro la sinistra delle tasse. Peccato che poi, numeri alla mano, questa stessa destra nella manovra finanziaria in discussione nasconde tra le pieghe del provvedimento diversi aumenti di tassazione. O, come ha fatto non più di un mese fa, si è intestata la diminuzione dell’evasione fiscale, dimenticando che i dati che citava si riferivano a un periodo precedente al governo in carica. Il periodo in cui proprio Giorgia Meloni accusava le allora maggioranze di non fare nulla per combattere l’evasione.
Morto dopo 32 anni di lavoro a contatto con l’amianto: RFI dovrà risarcire la famiglia
Il Tribunale di Roma ha condannato Rete Ferroviaria Italiana a risarcire la famiglia dell’operaio pavese morto a causa di un mesotelioma pleurico, il tumore causato dall’esposizione ad amianto.
(di Alessandro Principe)
Nato a Lomello, nel Pavese, Francesco Maria Cairo aveva lavorato per 32 anni – dal 1969 al 2001 – come capo tecnico negli stabilimenti di Torino e Milano di Ferrovie dello Stato. In quei lunghi anni era sempre stato esposto a polveri e fibre di amianto. Nel 2019 arriva la diagnosi che lo condurrà alla morte solo tre anni dopo.
Per la vedova Rita e il figlio Roberto oggi è stato riconosciuto un risarcimento di circa 240mila euro. “Le Ferrovie dello Stato hanno utilizzato amianto in modo abnorme nonostante si sapesse già che è cancerogeno”, ha detto l’avvocato della famiglia e presidente dell’osservatorio azionale amianto Ezio Bonanni. Già l’Inail aveva riconosciuto che la sua fosse una “malattia professionale”. Adesso, però, anche il Tribunale romano, nelle motivazioni della sentenza ormai definitiva pronunciata il 5 maggio scorso, sostiene che Rfi sia “responsabile” delle mancate misure protettive per il lavoratore e del mancato controllo del loro effettivo utilizzo. L’impiego sui rotabili ferroviari è una delle mansioni più a rischio di esposizione all’amianto. E’ proprio in questo ambito che sono stati registrati più casi di mesotelioma: secondo gli ultimi dati forniti dall’Inail sono 696 fino al 2018.