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Cronache di Gerusalemme, il graphic novel sul conflitto israelo-palestinese di Guy Delisle

Tra i numerosi graphic novel che affrontano il conflitto israelo-palestinese, molti ricordano sicuramente quelli di Joe Sacco. Pubblicati in Italia da Mondadori, Palestina e Gaza 1956 sono dei reportage a fumetti dal taglio differente ma entrambi documentaristici, scritti e disegnati con un piglio giornalistico. Il tono e il punto di vista di un altro bellissimo libro sul conflitto e sulle sue conseguenze per le popolazioni, Cronache di Gerusalemme, di Guy Delisle, sono invece completamente diversi.
Finito di scrivere nel 2011 ma appena ripubblicato da Rizzoli Lizard in versione tascabile, questo fumetto ritraccia il periodo trascorso in Israele dall’autore canadese, che ha seguito con i figli piccoli la compagna francese in missione nel paese per Medici Senza Frontiere.
Lo humour sottile e spesso cinico di Delisle nel suo Cronache di Gerusalemme, fatto di frecciatine disseminate sulla pagina con nonchalance e di un uso sapiente di didascalie e piccole intermissioni pacate, fa ridere e riflettere allo stesso tempo. Sfruttando pienamente lo sguardo un po’ naif di un giovane papà occidentale che sembra voler evitare i giudizi puramente militanti su una situazione sociale e storica complessa, l’autore dipinge una quotidianità che è a volte tanto terribile quanto paradossale. Il muro di separazione con i territori occupati è praticamente finito, le colonie sono in piena espansione, l’esistenza di quello che è stato definito un nuovo apartheid è resa evidentissima dal livello di servizi disponibili a israeliani e palestinesi, oltre che dalla routine dei controlli di sicurezza e dei checkpoint. Delisle osserva tutto, fa parlare tutti quelli che incontra. Compresa una famiglia di ebrei ashkenaziti che li invita a cena, i soldati di Breaking the silence, un prete della tomba di Lazzaro isolata dal muro, gli studenti palestinesi o israeliani dei suoi corsi di fumetto ma anche l’autista della compagna che la lascia alle porte di Gaza, dove lavora, a cui fa spiegare cosa spinse gli abitanti a votare Hamas nel 2006. Il racconto procede a piccoli balzi, per pennellate fatte di rapidi incontri e di aneddoti familiari che lo rendono leggero nonostante il contesto pesante, coprendo un arco temporale di poco meno di un anno.
La piccola tribù dell’autore si trova anche, improvvisamente, in piena guerra: durante le feste di Natale del 2008, Israele lancia l’operazione Piombo Fuso su Gaza. I bombardamenti dureranno una ventina di giorni e saranno segnati dall’uso delle bombe al fosforo. Delisle descrive anche in questo caso quello che vive, la quotidianità pacifica e terribilmente indifferente di chi si trova in Israele, lui compreso, e quello che gli raccontano i colleghi della compagna di ritorno dalla striscia.
Una situazione per molti versi diversa da quella di oggi ma per molti altri decisamente simile. Perché, anche se è passato ormai più di un decennio, quello che disegna Delisle è stato ed è tutt’ora il quotidiano di chi è prigioniero di un conflitto di cui è difficile immaginare una risoluzione. Al di là della propaganda e lontano dalle narrazioni tossiche a cui ci stiamo abituando, ci mostra le diverse sfumature di una società spaccata, offrendo una testimonianza onesta, sensibile e ironica della vita tra Israele e Palestina.

Cronache di Gerusalemme. Di Guy Delisle. Traduzione di Francesca Martucci e Andrea Merico. 336 pagine a colori. Rizzoli Lizard, 15 euro.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    “Black Bag”, il nuovo film di Steven Soderbergh, è una spy story ambientata a Londra con i due agenti segreti George e Kateryn Woodhouse, interpretati da Michael Fassbender e Cate Blanchett, nella missione di stanare una talpa nell’Agenzia d’Intelligence prima che possa attivare un pericolosissimo worm informatico. Ma come spesso accade nel cinema del regista Premio Oscar per “Traffic”, qui al terzo film scritto con David Koepp, la sceneggiatura è solo un pretesto per parlare in questa intervista di temi più profondi e per esprimere il suo dissenso nei confronti del potere. Come in questo momento di grande preoccupazione per la democrazia. L'intervista realizzata da Barbara Sorrentini.

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