The Rolling Stones – Hackney Diamonds: è da almeno 50 anni, senza iperboli, che l’uscita di un nuovo album dei Rolling Stones (sito ufficiale) è una notizia in tutto il mondo. Prima ancora di sapere cosa c’è dentro, prima che si possa scriverne una recensione o anche solo un racconto. Ed è giusto che sia stato e sia ancora così, per molti motivi che non dobbiamo nemmeno spiegarvi.
Questo, in più di un’occasione, ha fatto sì che si parlasse con toni entusiastici anche di dischi piuttosto dimenticabili: in particolare negli anni ’80, gli Stones, complici anche i dissidi interni alla band e in particolare tra le sue due colonne Jagger e Richards, non sono stati felici discograficamente parlando.
Gli ultimi anni hanno visto la “greatest rock’n’roll band in the world” dedicarsi a tour mondiali di grande successo e in molti, compreso chi scrive, pensavano che Blue & Lonesome – riuscitissimo disco di cover blues uscito nel 2016, con i veterani impegnati a riprendere in mano il repertorio da cui erano partiti all’inizio degli anni ’60 – potesse essere il loro testamento discografico. Soprattutto dopo la morte, nel 2021, di Charlie Watts, simbolo assoluto di stile dietro a una batteria rock.
E invece il 2023 ha visto l’arrivo di un nuovo album, Hackney Diamonds, in cui troviamo anche due canzoni con ancora il già citato e mai abbastanza amato Charlie Watts, grazie a session organizzate nel 2019.
Quindi conta più che sia uscito un disco nuovo degli Stones, che quello che c’è dentro? In parte potrebbe essere così. Poi però ascoltando l’album, la sensazione è che il colpo di coda di questi padri del rock sia fatto, anche, di grande sostanza.
Jagger voleva un album che non suonasse “come 40 anni fa”, per questo ha chiesto all’amico Paul McCartney di consigliargli un produttore. La scelta è così caduta su un professionista nato nel 1990, quando la parabola della band era già ampiamente discendente. Si chiama Andrew Watt ed è noto per i suoi lavori con Justin Bieber e Miley Cyrus, ma ultimamente è stato al lavoro anche con mostri sacri come Iggy Pop ed Eddie Vedder.
Dalle mani di Watt esce un suono pulito, scintillante come se fosse stato smerigliato, che per la band di Exile on Main Street può essere in parte un controsenso, ma il produttore, che è anche un chitarrista, ha sicuramente il merito di aver dato ai riff di Keith Richards, e al dialogo con il socio Ronnie Wood, una potenza straordinaria. E anche la voce di Jagger sembra essere uscita da un incantesimo di eterna giovinezza.
Poi però quello che conta è che i riff non sono solo esaltati dalla produzione, ma sono i degni discendenti di quelli che hanno, sostanzialmente, codificato una parte importante della grammatica del rock. Ed è giusto ricordarsi ogni tanto di quanto Mick Jagger sia, non per modo di dire, il prototipo del frontman perfetto.
Brani come Bite my head off (con McCartney ospite al basso), Mess it up o Depending on you, sono esempi perfetti di una scrittura certamente consolidata, ma che riesce a suonare viva e vera anche a più di 60 anni dalla fondazione del gruppo.
A cui sono gli stessi Stones a ripensare, chiudendo il disco con l’interpretazione di Rolling stone blues, il brano di Muddy Waters (a sua volta ripreso dallo standard Catfish blues) da cui prese il nome la band, per scelta dell’allora leader Brian Jones, quello che con la sua slide guitar (che ci sarebbe stata meravigliosamente in questa cover) diede vita alle prime scintille di questa grande storia.
Fa quasi impressione dire che i Rolling Stones sono i nostri artisti della settimana! Ma è esattamente così, e domenica 29 ottobre, dalle 18.30 alle 19, trasmetteremo un piccolo speciale dedicato a questo album.
Vi segnaliamo inoltre anche il documentario musicale Midnight Ramblers, realizzato da Niccolò Vecchia nel 2022, per celebrare i 60 anni dei Rolling Stones: lo trovate in podcast qui.
Qui sotto invece trovate il video di Sweet Sounds of Heaven, ballata soul rock di grande intensità, con la voce di Lady Gaga (che può piacere o…meno) ad affiancarsi a quella dell’eterno Mick Jagger.
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