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La guerra in Medio Oriente, gli effetti del conflitto sull’economia e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di martedì 10 ottobre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. In quattro giorni di guerra in Medio Oriente sono già oltre tremila le vittime: quasi mille quelle israeliane, più di ottocento quelle di cui si ha notizia in Palestina.. La nuova guerra in medio oriente inizia a pesare anche sull’economia mondiale. In particolare sul prezzo di Gas e petrolio. Sulla guerra in Medio Oriente oggi alla Camera si votavano le mozioni dei partiti.

Guerra in Medio Oriente, oltre tremila vittime in quattro giorni

In quattro giorni di guerra in Medi Oriente sono già oltre tremila le vittime: quasi mille quelle israeliane, più di ottocento quelle di cui si ha notizia in Palestina, oltre ai millecinquecento miliziani di Hamas uccisi in territorio israeliano durante le prime drammatiche giornate dell’attacco. Sono stime per difetto.

Anche oggi dalla striscia di Gaza sono proseguiti i lanci di razzi: è stata colpita la città di Ashkelon, altri insediamenti nel sud del paese, l’aeroporto di Tel Aviv.
Raid aerei israeliani senza precedenti recenti hanno preso di mira la striscia di Gaza sotto assedio. E quello che abbiamo visto finora, in termini di vittime e intensità del conflitto, potrebbe essere solo l’inizio. Poco fa il ministro della difesa israeliano ha detto che l’offensiva che è in preparazione contro Gaza sarà totale, nonostante la presenza di almeno 150 ostaggi nella striscia. Guido Olimpio, giornalista esperto di Medio Oriente e strategia militare.

L’imminente offensiva contro Gaza viene fatta precedere in queste ore dall’esercito israeliano da massicci bombardamenti, con un’intensità mai sperimentata finora. Nell’enclave la situazione umanitaria è già ora drammatica: non c’è acqua potabile né cibo né elettricità. Interi caseggiati sono rasi al suolo. Gli ospedali hanno finito le scorte. L’unica possibile via di fuga per i civili, verso l’Egitto, il valico di Rafah, è stato chiuso sine die per volontà del Cairo. A Mohammad, cittadino di Gaza, Martina Stefanoni ha chiesto cosa farà quando inizierà l’attacco di terra.

 

C’è un altro fronte a cui bisogna prestare attenzione, ed è il confine tra Libano e Israele. Nel pomeriggio ci sono stati scambi di razzi tra le postazioni di Hezbollah e l’esercito di Telaviv. Quest’ultimo sta intanto rientrando in controllo dei confini della striscia. E man mano che le ultime città infiltrate e attaccate sabato tornano sotto il controllo israeliano emerge l’entità della strage. Sono circa mille ormai i cittadini israeliani uccisi da sabato a oggi.

(di Martina Stefanoni)

Il numero dei morti in Israele è senza precedenti. Oggi si parla di oltre 900, e più di duemila feriti. Ma man mano che passa il tempo altri corpi vengono scoperti, altre violenze e atrocità vengono svelate. Ci sono i Kibbutz, le comunità agricole nel sud di Israele, che sabato sono stati presi d’assalto dai miliziani di Hamas, cresciuti a pane, rabbia e propaganda jihadista. C’è il villaggio di Kfar Azza, dove secondo alcuni media israeliani oggi i militari hanno detto di aver trovato i corpi di 40 bambini, e dove da sabato regna il silenzio. Nel Kibbutz di Be’eri, uno dei primi presi d’assalto dai miliziani usciti da Gaza, sono stati scoperti 108 cadaveri.
C’è poi il rave nel deserto, dove più di tremila ragazzi ballavano per la pace a poco più di 5 chilometri dalla striscia di Gaza, dal muro che la divide dai territori israeliani. I miliziani di Hamas sono arrivati con le Jeep e con i parapendii. Hanno aperto il fuoco sulla folla, e sui ragazzi che scappavano. Sono stati trovati 260 corpi.
Ci sono poi decine di vittime straniere. 18 Thailandesi, 10 britannici, 9 statunitensi, 7 argentini e molto altri. Alcuni sono stati uccisi al rave party, altri mentre lavoravano nei Kibbutz, o mentre erano nelle loro case. Qualcuno è disperso, come i 14 cittadini francesi di cui non si hanno notizie da sabato o la coppia italo israeliana che viveva nel Kibbutz di Be’eri, è probabile che siano tra i 100 e passa ostaggi che sono ora nelle mani di Hamas.
Abbiamo visto i video, che continuano a girare soprattutto su telegram. Immagini di intere famiglie sterminate nei loro letti, ragazze trascinate via da Hamas in motocicletta, nonne e nipoti sui pickup. Ci sono le storie, dietro ai numeri. E c’è l’orrore di una violenza senza filtri che nasce dalla violenza e sfocia nella violenza. In una spirale che è ancora solo all’inizio.

La guerra in medio oriente si fa sentire sull’economia

(di Massimo Alberti)
La nuova guerra in medio oriente inizia a pesare anche sull’economia mondiale.
In particolare sul prezzo di Gas e petrolio. Il fondo monetario internazionale, nei dati diffusi oggi, ha rivisto al ribasso le stime di crescita.
Partiamo dalla questione che poi in qualche modo trascina le altre: l’energia. Il petrolio ha chiuso vicino ai 90 dollari al barile. Per ora non sono coinvolti produttori per cui parliamo in buona parte di speculazione dovuta al rischio di estensione del conflitto, su cui i paesi produttori giocano al rialzo. Non c’è aumento della domanda: il caldo almeno da questo punto di vista aiuta a tenerla bassa. Discorso analogo per il gas per cui la situazione è però più complessa. Qui il costo è tornato vicino ai 50$ con tassi di crescita che non si vedevano dallo scoppio della guerra in Ucraina, nonostante gli stoccaggi siano in Europa al 97%. Pesa il presunto sabotaggio denunciato dalla Finlandia a un suo gasdotto, pesa la chiusura del giacimento israeliano di Tamar che restringe l’offerta a Israele e ai paesi limitrofi che dunque dovranno rivolgersi ad altri fornitori. Lo stesso vale per l’Italia cui il Gas arriva attraverso l’Egitto, e che sta aumentando la richiesta all’Algeria. L’aumento del prezzo potrebbe però ripercuotersi sull’inflazione, un problema soprattutto per l’Europa. La guerra insomma fa male al vecchio continente, cui il fondo monetario ha rivisto nel complesso la crescita al ribasso, ma non a tutti: spinte dalla spesa militare vanno a gonfie vele Russia e Usa. [CONTINUA A LEGGERE]

Saltata alla Camera la mozione bipartisan dei partiti sulla guerra in Medio Oriente

Sulla guerra in Medio Oriente oggi alla Camera si votavano le mozioni dei partiti. Non c’è stata una risoluzione bipartisan come si auspicava da più parti. All’ultimo la maggioranza ne ha presentata una propria per mettere in difficoltà le opposizioni.
Il servizio da Roma Anna Bredice.

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    Redazione
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