Blonde Redhead – Sit Down for Dinner: sono passati nove anni da “Barragán”, uscito appunto nel 2014, nono album della storia dei Blonde Redhead (pagina Facebook). Il decimo è uscito in questi giorni, si intitola “Sit Down for Dinner” e rappresenta un capitolo importante nella parabola artistica di questa band.
Che nel 2023 compie trent’anni di attività: i Blonde Redhead nacquero infatti dall’incontro, avvenuto a New York, tra la cantante giapponese Kazu Makino e i gemelli italiani Amedeo e Simone Pace. Nel corso della loro carriera, dischi come “Melody of Certain Damaged Lemons” (2000), “Misery Is a Butterfly” (2004) e “23” (2007) hanno fatto dei Blonde Redhead un punto di riferimento per l’art-rock indipendente e sperimentale.
Il nuovo album è nato in un periodo piuttosto dilatato di tempo, circa cinque anni, in cui come sappiamo sono successe molte cose che hanno in qualche modo influito sui tempi di realizzazione. Ma anche sullo spirito del disco.
Il titolo infatti è stato ispirato da un celebre libro di Joan Didion, “L’anno del pensiero magico”, opera scritta in seguito alla morte improvvisa del marito, avvenuta mentre i due erano a tavola; nei periodi più cupi della pandemia Kazu Makino era appesantita dall’impossibilità di raggiungere i propri genitori in Giappone e angosciata dal timore della perdita delle persone più care. Per gli altri due Blonde Redhead, il titolo evoca invece momenti conviviali e familiari a cui dare la giusta rilevanza.
Questo ritorno dei Blonde Redhead è particolarmente convincente, quasi sorprendente, per la fluidità semplice, naturale, con cui scorre, dal primo all’ultimo brano. Emozioni diverse si incrociano e procedono affiancate, senza contrastarsi. E’ forse l’album più immediatamente accogliente del repertorio della band, grazie a un’intensità melodica che attraversa tutte le composizioni, anche le più malinconiche.
Come sempre, per una settimana la musica dei Blonde Redhead accompagnerà le nostre trasmissioni. Qui sotto, trovate il video del brano che porta lo stesso titolo dell’album, su disco diviso in due parti, mentre in questo caso è presentato come un’unica traccia, colonna sonora del cortometraggio diretto da Sebastian Mlynarski.
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