All’alba 10 agosto 1944 in piazzale Loreto 15 partigiani furono fucilatidal gruppo Oberdan, Legione Ettore Muti della RSI. Fu violenza gratuita; nessun attacco a soldati tedeschi dava alibi a rappresaglie. Si voleva terrorizzare Milano: così finisce chi non è con noi! I militi neri per l’intera giornata costrinsero passanti e abitanti davanti alla pornografia di quella
morte. Persino il prefetto informò il duce: «il modo della fucilazione era stata quanto mai irregolare e contrario alle norme». Involontario spettatore il poeta Franco Loi bambino: «C'erano molti corpi gettati sul marciapiede, contro lo steccato, qualche manifesto di teatro, la Gazzetta del Sorriso, cartelli, banditi!
[…] Attorno, la gente muta, il sole caldo. Quando arrivai a vederli fu come una vertigine: scarpe, mani, braccia, calze sporche; […] ai miei occhi di bambino era una cosa inaudita: uomini gettati sul marciapiede come spazzatura e altri uomini, giovani vestiti di nero». Dopo mesi di falsi storici di Meloni & C. penso sia inutile insistere nel chiedere che FdI riconosca a parole Costituzione antifascista, strage di Bologna neo fascista e sconfessi
gruppi neri fiancheggiatori. Basterebbe che un leader di destra andasse in piazzale Loreto: un fiore, un attestato di storia, voglia di perdono, di riconciliazione. I gesti voltano le pagine. Brandt a Varsavia e il Presidente Steinmeier a Sant’Anna di Stazzema docent. Quasimodo scrisse per i martiri di piazzale Loreto: «Temono / da voi la morte, credendosi vivi. / La nostra
non è guardia di tristezza, / non è veglia di lacrime alle tombe: / la morte non dà ombra quando è vita». I martiri vivono: è l’indigerito che fa assumere alla destra l’arroganza di chi occupa le istituzioni non le governa; si concede tutto (Rai, Cinematografia, alluvionati ignorati, condoni, difesa di indifendibili, collusioni corporative) in ragione dei numeri e di un’Ombra: risentimento, rivalsa, vissuto d’esclusione non elaborato che si compensa con dispotismo e
volantini sulle spiagge (a mano per ora, non da un aereo). Tocca anche alle opposizioni farsi carico del deficit di autocoscienza a destra se amano il Paese e memoria li lega a piazzale Loreto e ai martiri di libertà e democrazia.
Gesti, basta parole
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Marco Garzonio
Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.