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La grazia per Patrick Zaki, le commemorazioni per la strage di via D’Amelio e le altre notizie della giornata

Zaki

Il racconto della giornata di mercoledì 19 luglio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Patrick Zaki ha avuto la grazia dal presidente egiziano Al Sisi e oggi dovrebbe essere rilasciato. A Palermo oggi le commemorazioni per la strage di via D’Amelio. Sergio Mattarella firma il Ddl Nordio che contiene l’abolizione del reato di abuso d’ufficio. Oggi in Italia cinque morti sul lavoro, di cui tre vittime collegabili al caldo. Il giornalismo italiano perde Andrea Purgatori, ricordato soprattutto per il suo lavoro sulla strage di Ustica. 

Patrick Zaki graziato dal Presidente egiziano

Patrick Zaki è stato graziato dal presidente egiziano Al Sisi. Già oggi dovrebbe essere rilasciato. La madre è in viaggio verso la città ad Al Mansoura, dove il ricercatore dell’università di Bologna era stato portato ieri al termine dell’udienza di condanna pronunciata, un po’ a sorpresa dal Tribunale.
La grazia arriva dunque all’indomani di questa condanna, tre anni per un post sui social al termine di un lunghissimo processo e di molti mesi di detenzione preventiva, e arriva nel giorno del capodanno islamico, una data in cui tradizionalmente vengono in Egitto firmati provvedimenti di questo tipo.
Oggi pomeriggio al pantheon di Roma Anmesty International aveva organizzato un presidio per chiedere la liberazione del ricercatore: la buona notizia è arrivata proprio durante l’iniziativa. Lì abbiamo raggiunto per un commento a caldo Riccardo Noury.

In queste ore ci sono molti commenti e note di soddisfazione. Il rettore dell’alma mater di Bologna ha detto che la notizia riempie di gioia tutto l’ateneo. Messaggi analoghi arrivano dal mondo politico, da quello delle associazioni, da chi in questi anni ha conosciuto e sostenuto Patrick Zaki.
Il governo è invece già passato all’incasso, rivendicando la decisione del presidente egiziano come un successo dell’esecutivo. Secondo fonti anonime vicine a Palazzo Chigi, citate dalle agenzie, la liberazione del ricercatore sarebbe il frutto di una trattativa tra il governo del Cairo e quello di Roma, una trattativa che, secondo queste fonti, avrebbe avuto avuto come protagonisti Giorgia meloni, Antonio Tajani e i servizi segreti. Non è chiaro però quale sia la merce di scambio in questa trattativa. Intanto Giorgia Meloni ha detto poco fa che domani Zaki sarà in Italia.
La catena di eventi delle ultime 24 ore dice comunque molto sul funzionamento del regime egiziano e sul tipo di messaggio che ha voluto trasmettere: in studio mi ha raggiunto Chawki Senouci.

– “A chi ha voluto parlare Al Sisi con questa decisione e che conseguenze può avere?”

– “La vicenda Zaki fa parte di quel meccanismo che viene chiamata in Egitto la giustizia del telefono.
É il Presidente della Repubblica che decide la data del processo, l’entità della condanna dei dissidenti e
soprattutto se perdonarli o meno.
E ieri infatti subito dopo il verdetto il coordinatore generale del Dialogo nazionale Diaa Rashwan ha chiesto Al Sisi di graziare Patrick Zaki.
Questo perché i verdetti emessi dai tribunali per la sicurezza dello Stato non possono essere impugnati ma
il presidente può utilizzare i suoi poteri per non ratificare questi verdetti e concedere la grazia.
Come dicevamo il regime decide anche la tempistica. La condanna e la grazia a Zaki coincidono con il nuovo anno islamico.
Tutto questo per dire che il bastone e la carota sono
gli strumenti che usano spesso i dittatori arabi per umiliare i dissidenti.
Il messaggio di Al Sisi è rivolto all’interno ma anche all’Italia.
L’Egitto sta attraversando una gravissimi crisi economica che rischia di indebolire il regime. Il fatto di aver accolto l’appello del coordinatore del tavolo del dialogo nazionale può essere letto in questi ottica. Non dimentichiamo che Al Sisi
ha graziato oggi anche Mohammed El-Baqer importante avvocato dei diritti umani e difensore dell’attivista Alaa Abdel Fatah .
É anche un messaggio alla minoranza cristiana essendo Zaki un copto.
Infine può essere letto come un gesto di amicizia verso il governo italiana. ieri Giorgia meloni aveva dichiarato che l’impegno per
una soluzione positiva non è mai cessato, continua, abbiamo ancora fiducia”.
Che cosa vorrebbe in cambio Al Sisi? Non si sa ancora.
L’unica cosa certa è che il processo Regeni che vede coinvolti
alti ufficiali egiziani dà molto molto fastidio alla casta militare e allo stesso generale Al Sisi.”

Le commemorazioni per la strage di via D’Amelio

A Palermo, in via d’Amelio, alle 16 e 58 c’è stato il minuto di silenzio in memoria del giudice Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta, che a quell’ora furono uccisi 31 anni fa. I loro nomi – Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina – sono stati letti sul luogo della strage. Giorgia Meloni, che stamattina era a Palermo per delle commemorazioni istituzionali, non è andata nel pomeriggio in via d’Amelio e nemmeno stasera, per la fiaccolata a cui in passato aveva partecipato. Ufficialmente manca per essere a un’iniziativa della guardia costiera nel Lazio, ma è possibile che abbia temuto contestazioni, in particolare dopo le polemiche per la proposta del ministro della giustizia Nordio – poi bocciata pubblicamente da Meloni – di modificare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il presidente della repubblica Mattarella oggi ha diffuso un messaggio per l’anniversario e ha parlato delle “zone grigie” di complicità con la mafia, che quel reato contribuisce a colpire. A tutto questo si aggiunge il legame con la figura di Borsellino dichiarato dalla presidente del consiglio, che ha detto più volte di aver iniziato a fare politica il giorno dopo la morte del giudice. Nando Dalla Chiesa insegna sociologia della criminalità organizzata all’università degli studi di Milano

 

Mattarella invia alle camere il Ddl Nordio

(di Anna Bredice)
Il Capo dello Stato ha firmato il disegno di legge Nordio che contiene l’abolizione del reato di abuso di ufficio. Non poteva non farlo, perché ora è il Parlamento che deve intervenire e modificare il testo, anche dopo le sollecitazioni che Mattarella ha fatto affinché questo reato non venga abolito. La notizia, anzi, è stato il lungo tempo che il disegno di legge è rimasto al Quirinale in attesa di una firma, e forse in attesa di una rassicurazione in questo senso. E la firma è arrivata proprio nel giorno in cui lo stesso Parlamento, la Commissione per le Politiche europee alla Camera ha votato in senso contrario a ciò che il Capo dello Stato avrebbe chiesto. Ha bocciato una direttiva europea che prevede per gli Stati membri di mantenere il reato di abuso di ufficio, proprio quello che Nordio vuole cambiare. Era atteso il voto su questo punto e i consiglieri giuridici del Quirinale avrebbero fatto presente che un’abolizione del reato non solo era un brutto segnale nella lotta al malaffare, ma che era inopportuna vista la direttiva da recepire. Ci si chiede quindi quale tipo di risposta abbia ricevuto Mattarella dal governo sull’abuso di ufficio, se si considera il voto in commissione politiche europee di oggi, questo appare più uno scontro che un segnale di dialogo. Il disegno di legge comincerà il suo iter parlamentare al Senato, non c’è solo l’abuso di ufficio, ma contiene anche la stretta alle intercettazioni e una maggiore segretezza nella prima fase delle indagini. Il governo Meloni nonostante le rassicurazioni che tenta di dare, procede indifferente di fronte a strappi sempre più evidenti di alcune regole, come sta accadendo sulla delega fiscale. In Commissione al Senato non sono state accolte alcune audizioni che per l’opposizione erano importanti, tra cui quella dell’Agenzia delle entrate, soprattutto dopo gli attacchi di Salvini per il quale l’Agenzia terrebbe in ostaggi i contribuenti, un nemico quindi più che un soggetto fondamentale per lo Stato per combattere l’evasione fiscale.

Oggi cinque morti sul lavoro, tre collegati al caldo

Oggi è stata una giornata molto pesante dal punto di vista delle vittime sul lavoro: è morto stamattina un ragazzo di appena vent’anni, nel napoletano, schiacciato da un macchinario. E sempre nel napoletano è deceduto oggi, dopo un gravissimo incidente in cantiere avvenuto ieri, un uomo di 59 anni.
Le altre tre vittime di oggi sarebbero, secondo i primi rilievi, riconducibili al caldo: si tratta di un camionista, nel bresciano, trovato accasciato nel suo tir, di un operaio, trovato senza vita in un alloggio container, entrambi in provincia di Brescia. E, infine, di un altro operaio, settantacinquenne, svenuto in cima a una gru e caduto a terra.
Nei giorni scorsi l’Inps ha chiarito che oltre i 35 gradi si può, e si deve, attivare la cassa integrazione. Ma secondo i sindacati quanto messo in campo finora non è sufficiente. Sebastiano Calleri è il responsabile salute e sicurezza della Cgil.

 

Il giornalismo italiano perde Andrea Purgatori

Il mondo del giornalismo, della politica e della società civile ha salutato con attestati di grande stima Andrea Purgatori, morto oggi a 70 anni. Negli ultimi tempi il giornalista conduceva la trasmissione Atlantide su La 7, ma in passato per il Corriere della sera era stato anche inviato di guerra ed è stato autore di inchieste tra le più importanti della storia del giornalismo italiano. Lo scorso autunno era stato protagonista della docu-serie dedicata a Emanuela Orlandi, ma il lavoro per cui tutti lo ricordano è quello sulla strage di Ustica. Fin dall’inizio capì che il DC 9 Itavia non era caduto per un cedimento strutturale ma perché colpito da un missile, poi lavorò per decenni alla ricerca della verità. Oggi Daria Bonfietti, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime di Ustica, ricorda come la battaglia di Purgatori fu decisiva per contrastare i depistaggi. Una battaglia che lui stesso, come sceneggiatore, raccontò in un celebre film.

 

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    Redazione
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    La mobilitazione di lavoratrici e lavoratori di McDonald’s proseguirà anche nei punti vendita gestiti da affiliati, se l’azienda continuerà a rifiutare di aprire un tavolo di trattativa per il contratto integrativo aziendale. Lo dicono i sindacati, che lo scorso fine settimana hanno indetto uno sciopero di otto ore per i dipendenti diretti di Mc Donald's Italia. L’azienda sostiene che – con il 92% dei ristoranti gestito da affiliati – non sarebbe dovuto un integrativo per i pochi punti vendita diretti, che in Italia sono solo 60 su 740. A Bergamo, dove McDonald’s ne gestisce direttamente due all’interno del centro commerciale Orio Center, con più di 70 dipendenti, hanno aderito in tante e tanti. Daria Locatelli di Filcams CGIL Bergamo ha seguito la vicenda.

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